E così anche il 2017 e’ partito. Cosa mi auguro da lui? Tralascio tutto cio’ che e’ scontato augurarsi, sia a livello personale che collettivo e limito il mio auspicio al campo artistico. Che poi essendo l’arte espressione della societa’ che la produce, parlando di arte, si parla inevitabilmente anche di altro. Vorrei innanzitutto un ritorno al bello (non necessariamente come forma, ma sicuramente come idea, nuova, originale, costruttiva, etica) vorrei che l’arte tornasse ad esprimere valori di eccellenza, in cui solamente chi ha qualcosa da dire valesse la pena di essere ascoltato. Da troppo tempo assistiamo ad un tipo di arte borderline sperimentale ed incomunicativa, volta esclusivamente all’eccesso, la cui unica preoccupazione sembra essere quella di stupire. L’orinatoio di Duchamp e la merda d’artista di Manzoni hanno già svolto il loro compito di allargare l’orizzonte artistico all’estremo, indicandoci a livello teorico che l’arte puo’ essere dovunque e che chiunque puo’ fare arte. Continuare su questa linea significa solamente clonare concetti rivoluzionari a suo tempo, ma ormai assodati. Ma se Duchamp e Manzoni erano artisti estremamente colti e preparati che giungevano a certe considerazioni in epoche ingessate che avevano necessita’ di una scossa emotiva, oggi non e’ piu’ cosi’, siamo avezzi ormai a tutto e non ci scandalizza nulla, quindi che senso hanno 2 pietre (laterizi) colorati entro una teca di plexiglass? O una sbarra di allunminio che pende da un muro? Forse sono io che non capisco, e questa e’ l’arte che ci meritiamo, espressione di una societa’ che non ha nulla da dire e da dare ed i tempi che stiamo attraversando coi loro degni personaggi politici che la governano ne sono testimoni. Io vedo l’arte sempre come un sogno, come un luogo magico ed ideale, un rifugio di cui l’uomo ha bisogno per elevare lo spirito e sfuggire la crudezza della vita. Poesia, musica, pitttura, cinema, architettura hanno la funzione di farci vivere meglio, di ispirarci dei valori cui aspirare, non di lasciarci indifferenti o renderci depressi. La vita ha necessita’ di poesia, un artista puo’ mostrarci anche gli aspetti piu’ drammatici e cruenti se riesce allo stesso tempo ad essere ironico e leggero. Un film come “la vita e’ bella”, sta proprio li a raccontarcelo. Questo e’ il bello che intendo, quello cui ogni artista deve aspirare, saper creare quella magia che possa riempire il cuore di e mozioni e valori anche nella drammaticita’ degli eventi. Se no non c’e’ arte, solo narrazione.