Come detto uno dei compiti fondamentali del gallerista e’ selezionare le opere. Cosa comporta questo, comporta da parte dell’artista porsi continuamente in esame, a giudizio. Infatti solo le opere migliori, sa che saranno acquistate dal gallerista. (in realta’ funziona molto anche il conto /vendita, ma la selezione rimane identica). Questo obbliga l’artista a migliorarsi continuamente, a non dormire sugli allori, ma a dare sempre il massimo. Anche quando un artista sottopone per la prima volta le opere ad un gallerista, capisce che deve mostrare le opere piu’ significative, non certo le peggiori. Col tempo poi, deve ( l’artista), sempre sapersi rinnovare, perche’ le gallerie non vogliono (tranne poche) sempre la solita minestra. Le gallerie stesse, sono spronate, mediante il meccanismo di sana concorrenza a porsi continuamente in discussione e migliorarsi. Tutto cio’ a vantaggio dell’arte e di chi ne usufruisce. Ecco, che da sempre, le opere migliori di un artista passano attraverso la galleria d’arte. Sapete quante volte mi capita di sentirmi dire: che bello questo xxx, io ne ho uno della stessa dimensione, possiamo fare cambio? – chiedo, dove l’ha acquistato? – in asta- Non e’ una regola matematica, ma sostanzialmete in asta finiscono le opere che non vengono accettate in galleria. Anche i collezionisti che voglio vendere, vendono prima alle gallerie, poi cedono in asta quello che non riescono a piazzare. Altro punto fondamentale non toccato ieri, e’ quello relativo all’evoluzione stessa della storia dell’arte in rapporto alla galleria d’arte. Un tempo gli unici committenti erano La chiesa e la nobilta’. Notoriamente figure non particolarmente inclini alle novita’, Basti pensare che se fosse dipeso dalla chiesa, nel periodo successivo al concilio di Trento e quindi in clima di controriforma, Il giudizio universale di Michelangelo sarebbe stato cancellato dalla storia, si decise poi grazie all’intervento di personaggi illuminati di limitarsi a coprire i nudi (le famose braghe). Sorte analoga hanno corso Caravaggio, Correggio… ma di questi argomenti interessanti magari scrivero’ in altro momento. Con l’avvento di un benessere piu’ diffuso, ma in ogni caso nel xx° secolo hanno cominciato a sorgere le gallerie d’arte. Queste, soprattutto per quel discorso di sana, concorrenza si sono fortemente differenziate tra di loro. Poi dal dopoguerra e con l’avvento del boom economico si sono moltiplicate, di conseguenza si sono moltiplicate anche le proposte, non solo in termini di quantita’ e qualita’ ma anche e soprattutto in fatto’ di novita’. Ogni galleria tendeva ad acquisire una propria identita’ con la conseguenza di favorire, anzi incentivare la creativita’ degli artisti. A guadagnarci e’ l’arte. Sono anche altri naturalmente i fattori che determinano lo sviluppo della storia dell’arte, ma non e’ un caso che i grandi movimenti del 900 abbiano avuto battesimo in gallerie private. E’ nella galleria La Bartesca di Genova, che nel settembre del 1967 Germano Celant ha teorizzato la nascita dell’arte povera, tanto per citare un esempio. Ma con la riduzione drastica delle gallerie e, se mai capitera’, Dio non voglia, con la chiusura di tutte le gallerie, non saranno mai quegli immensi contenitori tipo la rete o la casa d’aste che si accorgera’ delle novita’. A conclusione, e’ proprio grazie a questo rodato sistema che gli artsti danno il meglio di loro stessi. Ed e’ grazie a questo sistema che le gallerie d’arte fanno altrettanto, proponendo sempre il meglio e cercando continuamente nuovi talenti e linguaggi. I collezionisti, quelli veri, lo sanno.
P.s.n lla foto che allego sono con l’artsta Antonio Pedretti mentre scelgo alcuni suoi lavori.