SmartArt N.5 – Recenti teorie estetiche sull’arte –
Buongiorno a tutti. Anticipo ad oggi la consueta pubblicazione della rubrica smartArt in quanto da giovedi’ trascorrerò qualche giorno a Vienna in occasione di una mia mostra personale attualmente in corso nella capitale austriaca.
Concludiamo, con questo post, l’argomento riguardante l’identità dell’arte iniziato col N. 1.
Alla luce degli sconvolgimenti in campo artistico avvenuti nel novecento, sconvolgimenti che, come detto, hanno reso obsolete tutte le teorie estetiche nei riguardi dell’arte, vediamo quali nuove teorie sono state proposte in relazione a quanto sta accadendo. E’ molto importante questo passaggio in quanto ci permetterà di comprendere meglio soprattutto quanto succede in ambito contemporaneo.
Dobbiamo considerare che i filosofi, analizzano e studiano la realta’, i fatti, ed in base a quanto osservano cercano di dare risposte alle loro domande formulando delle teorie. Queste teorie rimangono valide finche’ non subentrano fattori che le invalidano e quindi bisogna formularne di nuove. In arte e’ la stessa cosa.
L’estetica, che si occupa di queste faccende dal 1750 circa, dapprima aveva preso per buone le teorie formulate nel V° secolo A.C., basate principalmente su criteri di ideale bellezza platonica, che pongono la bellezza come caratteristica oggettiva dell’opera (ne parleremo a proposito dell’arte greca), poi adottera’ quelle enunciate da Kant, che pongono la bellezza non come qualità oggettiva ma soggettiva in base al giudizio personale e quindi il bello diventa relativo (di questo parleremo nel romanticismo) ma in buona sostanza il valore bellezza e’ stato determinante fino alla fine dell’800.
Umberto Eco, nella seconda meta’ del 900, a mio giudizio è colui che formula le teorie piu’ in sintonia coi fatti e che riporto in un’audacissima sintesi. Introduce il concetto di “Aperto”, in contrapposizione al concetto di “chiuso”, cioe’ di limitato entro determinati confini. Visto il livello di trasformazione ed indeterminatezza raggiunta dall’arte nel secolo scorso, promuove una teoria che oltre al concetto di mobile, che varia nel tempo e nello spazio (tutto quello che e’ arte qui ora non e’ detto che sia arte domani ed in un altro luogo e viceversa), contempli il concetto di aperto, senza preclusione alcuna e quindi aperta ad accettare qualsiasi novita’ artistica.
Tutto puo’ rientrare nella sfera estetica, qualsiasi oggetto (installazione) o azione (performance) o altro, sta agli artisti saperli caricare di funzione estetica e trasformarli da oggetti in oggetti d’arte (come fecero ad esempio i dadaisti ).
Altro concetto imprescindibile e’ quello relativo alla polisemia interpretativa dell’opera d’arte (non formulato da Eco in quanto gia’ teorizzato in precedenza). Un’opera d’arte perche’ sia considerata tale deve porre degli interrogativi che non abbiano risposta univoca (se no sarebbero pura comunicazione informativa), ma tante interpretazioni possibili e attribuibili soggettivamente. Umberto Eco sosteneva che un’opera d’arte sostanzialmente e’ una fabbrica di interpretazioni. Quando noi ci poniamo di fronte ad un’opera non dobbiamo chiedere cosa significa, ma cosa ci dice. La risposta va cercata all’interno di ciascuno di noi. Se ne deduce che il “significato” di un’opera non e’ uno, ma tanti, tanti quante le interpretazioni che ciascuno di noi attribuisce all’opera. Non ha nessuna importanza quelle che possono essere le motivazioni che hanno spinto un artista ad eseguire un’opere e quale significato le abbia attribuito. L’artista non e’ depositario della verità, il suo compito si esaurisce nel momento in cui ci fornisce un’opera che ci costringe a riflettere. L’arte, nel suo insieme, vale a dire poesia, letteratura, musica, teatro, cinema, scultura, pittura, fotografia ecc. ecc. in quanto espressione umana sui fatti del mondo, funge da lente d’ingrandimento per sottoporci qualcosa alla nostra attenzione, poi attraverso ironia, satira, allegoria, metafora, simbologia farcene cogliere le mille facce come unica costante della realta’ e della vita. Non esiste opera d’arte del passato o del presente, anche la piu’ intelligibile che sfugga a queste regole. A tal proposito voglio citare un aforisma di Albert Camus ” Se il mondo fosse chiaro, l’arte non esisterebbe”.
Un caro saluto a tutti Alfredo.
Nella foto, un’opera di Luciano Fabro (1936 – 2007), bronzo cm. 92 x 45 del 1971, titolo “L’Italia d’Oro”.