Buongiorno a tutti. Abbiamo visto come leggere un quadro da un punto di vista storico ed analitico, cercando di contestualizzarlo.
Naturalmente un dipinto non esprime soltanto il suo tempo, ma esprime soprattutto messaggi che vanno interpretati.
Dopo aver visto come si affrontano i contenuti diretti e quelli indiretti, prendiamo in esame ora quelli interpretativi. Continuando a prendere come esempio l’opera di Andrea Mantegna (1431-1506) raffigurante il martirio di San Sebastiano vediamo come l’artista, interpretando il desiderio del committente ed eseguendo l’opera col tema richiesto, inserisce una sua particolare interpretazione alla vicenda e ci comunica dei messaggi. Guardando attentamente notiamo nel dipinto delle incongruenze, delle note stonate, degli errori; ma sono veramente delle ingenuità nelle quali e’ incappato o non piuttosto delle licenze poetiche? Riprendiamo l’analisi della forma:
Come qualcuno ha gia’ notato, ci accorgiamo che:
– la figura del martire, nella postura assunta, non pare sofferente seppure flagellato dalle frecce, ma ben saldo sulle gambe.
– le frecce scagliate, hanno un angolo di penetrazione che non coincide con quello della posizione dei due arcieri posti in basso.
– dal corpo del martire esce pochissimo sangue.
– gli arcieri sono relegati in un angolo in basso e la loro raffigurazione e’ parziale, sembra quasi che escano dal dipinto.
Qual e’ lo scopo di queste licenze poetiche? Entriamo nell’ambito dei contenuti interpretativi e daro’ la mia interpretazione partendo da un presupposto.
Non si possono cogliere appieno tali contenuti se non ci si cala nella mente di un uomo del rinascimento-umanesimo, oppure se non si conosce almeno sommariamente cosa significa rinascimento-umanesimo. Sostanzialmente questo periodo storico recupera, dall’antichita’ classica greco-romana, molti di quei valori che erano stati abbandonati nel medioevo. Prendiamo in esame solo lo stretto indispensabile legato al concetto di bellezza che nel medioevo aveva perseguito una deviazione rispetto all’epoca classica e che il rinascimento si prestava a recuperare. Il concetto di bello e’ un concetto che da Platone e’ legato alla verita’ ed alla giustizia. Una cosa e’ bella se si avvicina alla perfezione, piu’ una cosa e’ bella piu’ e’ giusta e vera nel senso di verita’ e conoscenza. Piu’ e’ brutta, piu’ e’ sbagliata e quindi sinonimo di errore e quindi e’ cosa cattiva, falsa e frutto di ignoranza. Il concetto di bello non si limita al livello estetico, frutto di un giudizio personale come lo intendiamo oggi, ma racchiude concetti molto allargati. A questo punto azzardo la mia interpretazione. Cosa puo’ esserci sulla terra di piu’ vicino alla verita’, alla giustizia ed alla conoscenza di un Santo? Ecco quindi che il San Sebastiano e’ immaginato di una bellezza scultorea, completamente avvolto nella luce (Divina) ed e’ posizionato ad un livello rialzato rispetto allo sguardo dei comuni mortali; nell’economia del dipinto occupa la zona privilegiata centrale. Tutto l’opposto degli arcieri, che nel loro vivere nella falsita’ e nell’errore sono relegati in basso al margine estremo del dipinto prossimi a fuoriuscirne, incompleti anche nella raffigurazione, brutti, in ombra. Le frecce non danneggiano il fisico del Santo, non lo possono deturpare, ne’ lordare col sangue, tanta e’ la forza che gli deriva dalla sua fede. Una fede che lo sorregge e lo rende insensibile ai drammi terreni. Non saprei come interpretare l’angolo di entrata delle frecce rispetto alla posizione degli arcieri, se non che in questa rappresentazione simbolica l’artista abbia voluto porli a livello piu’ basso solo metaforicamente, per rafforzare l’immagine concettuale della differenza abissale esistente con la figura del Santo, in modo che, se anche nella realta’ fisica si fossero trovati allo stesso livello per poter meglio scagliare le frecce, nella realta’ ideologica e spirituale si sarebbero comunque trovati in basso.
Proviamo pero’ a dare anche un’altra chiave di lettura, a mio avviso altrettanto plausibile, osservando il dipinto da un punto di vista non di un cristiano, ma di un pagano. L’uomo raffigurato non e’ un Santo, ma un sovversivo che mira a destabilizzare l’ordine e non vuole sconfessare il proprio falso credo. E’ una bella giornata, molto luminosa, una giornata ideale per una esecuzione nella pubblica piazza che possa attirare molta gente, come d’altronde da sempre avviene per le esecuzioni capitali. Il condannato viene posto ben in vista, in alto, legato a dei ruderi, in modo che anche da lontano si possa vedere il castigo dovuto a chi viola la legge. Gli arcieri, da un palchetto posto alla stessa altezza del condannato, lentamente scagliano le loro frecce, ma hanno l’ordine di non ucciderlo subito, vogliono farlo pentire e confessare pubblicamente la propria colpa. A quel punto, forse, avra’ salva la vita. Mirano a recare ferite superficiali. Scendono dal palco e vanno a dissetarsi lasciando al condannato il tempo di riflettere, oppure, di invocare il suo Dio che gli abbrevi il piu’ possibile le sofferenze.
La nostra cultura, la nostra storia, le convenzioni, ci danno la certezza che la prima interpretazione sia quella giusta, ma se al Louvre, dove il dipinto e’ conservato, passa un Indu’ o comunque qualcuno che di cristianesimo ne sappia quanto la maggior parte di noi sulle altre religioni, ecco che anche la seconda versione diventa piu’ che plausibile. Sicuramente altri riferimenti simbolici e quindi altri rimandi sono racchiusi in quello strano ed animato paesaggio alle spalle che mi ricorda la pittura senese del ‘300 oltre alla pittura fiamminga. Ma soprattutto i due arcieri hanno sempre colpito la mia attenzione. E’ un taglio insolito, perche’ e’ raro vedere figure mozzate nei dipinti di quel tempo; Degas oltre 400 anni piu’ tardi ha utilizzato questo tipo di inquadrature, ma Degas viveva in un’epoca dove gia’ la fotografia aveva dettato nuove regole e stava influenzando un nuovo modo di interpretare la pittura. Quello che mi preme sottolineare e’ che in ogni dipinto sono tantissimi gli elementi che possono suscitare l’interesse e l’interpretazione individuale, anche una semplice pennellata o un colore. Perche’ se le interpretazioni del soggetto possono essere tutto sommato anche limitate, in particolar modo nei dipinti a carattere figurativo, infinite sono le motivazioni che possono indurre ciascuno di noi ad avere la propria risposta emotiva nei confronti di ciascun particolare. Non mi stanchero’ mai di ripetere che su questi particolari si basa soprattutto la grandezza di un artista, la sua capacità di stimolare la nostra l’immaginazione.
Buona giornata a tutti, Alfredo.