SmartArt N: 17 – la Natività nell’arte –
Buongiorno a tutti, la piu’ antica immagine conosciuta della natività di Cristo, si trova nelle catacombe di Priscilla a Roma datata III° secolo. E’ un’immagine primitiva ed essenziale dove si scorgono esclusivamente le figure del bambino, della Madonna e di San Giuseppe. Un astro in cielo ne annuncia la nascita. Dal IV° secolo in poi, sono moltissime le raffigurazioni di questo evento e soprattutto in epoca medievale e rinascimentale e’ stato uno dei generi piu’ rappresentati. Pochissimi dipinti raffigurano, invece, la Vergine incinta, sicuramente uno dei piu’ mirabili è quello che raffigura una dolcissima Maria dipinta da un anonimo artista francese nel ‘400. Si tratta di un’opera concettualmente ancora di impronta medievale, in cui la dimensione delle figure e’ data non da corretti schemi proporzionali, ma dall’importanza del soggetto raffigurato. Vestono costumi tipicamente quattrocenteschi e questo anacronismo, a quel tempo, era prassi comune. E’ un’immagine castissima e tenerissima, non esiste nessun riferimento ad un luogo particolare, gli angeli contornano la scena e Giuseppe appare in secondo piano, e, come nella maggior parte delle raffigurazioni di quel tempo, mostra il consueto cruccio, quasi a non capire fino in fondo o ad accettare il suo particolare ruolo. Un’altro evento poco rappresentato in opere pittoriche, e’ quello relativo al censimento, quando Giuseppe e Maria incinta, si recarono a Betlemme, e, proprio in quei giorni, Maria partori’. Il quadro postato fu dipinto da Bruegel il Vecchio nella seconda metà del ‘500. E’ un lavoro di tipico carattere fiammingo, anche in questo caso la scena presenta il solito anacronismo temporale e di luogo, in quanto sembra un fatto di cronaca di una qualsiasi località delle Fiandre del ‘500. Come tutte le opere fiamminghe, che ricordano quelle che oggi noi chiamiamo naif, questo dipinto è riccamente particolareggiato ed una moltitudine di personaggi, ciascuno affaccendato nelle proprie mansioni, affolla il luogo, e, mescolati alla folla, rischiano di passare inosservati Giuseppe (di spalle senza mostrare il volto) che guida l’asinello con in groppa Maria incinta. Un’altra splendida immagine e’ riferita ad una scultura, quella della Vergine puerpera risalente ai primi del ‘300 conservato nel museo della cattedrale di San Martino a Napoli. E’ una scultura lignea, unica rimasta dell’intero presepe originale, ma la grandissima naturalezza ed il sorprendente realismo dell’opera, scevro da ogni simbologia e da qualunque atteggiamento divino, fanno di quest’opera un caso unico dell’arte di quei tempi. Una delle Nativita’ piu’ famose ed emblematiche, e’ la “natività Mistica” (il titolo a quest’opera e’ stato assegnato in epoca contemporanea) dipinta da Botticelli nel 1501 e conservata alla National Gallery di Londra. E’ l’unica opera datata e firmata da Botticelli, forse è anche l’ultimo quadro dipinto dall’artista. E’ un lavoro particolare, che segna una specie di voluta regressione stilistica nell’ambito della pittura dell’artista, che lo ricordo, e’ stato uno dei piu’ grandi del rinascimento. Abbandonate tutte le caratteristiche classiche rinascimentali, prima tra tutte, l’uso della prospettiva, in questo dipinto si ritrova un accentuato simbolismo e un carattere tipico della pittura di qualche decennio prima, quando la proporzione delle figure non seguiva le regole prospettiche atte a creare una illusione realistica, ma unicamente a seguire regole di importanza gerarchica. Gli angeli seguono uno schema ritmico, cosi’ come le figure dei pastori poste in basso, uno schema già utilizzato dallo stesso artista nella nascita di Venere, mentre i colori dei tre angeli posti sul tetto della capanna rappresentano le tre virtù teologali: il bianco la fede, il rosso la carita’ ed il verde la speranza. Anche in questo caso non vediamo il volto di San Giuseppe, che rimane nascosto dalle sue braccia in atteggiamento molto meditativo. Ultimo dipinto che voglio proporre e’ la natività di Caravaggio del 1600, opera rubata nel 1969 dall’oratorio di San Lorenzo e mai ritrovata. Quest’opera si pone in antitesi assoluta rispetto a quella del Botticelli, per l’accentuato realismo, l’immediatezza e la spontaneità della scena. I personaggi raffigurati sono colti nell’istante come con un ferma-immagine, le sembianze popolari dei personaggi e la luce, tipica espressione della creatività caravaggesca, tendono a donare drammaticità e verità. Anche in questo caso non vediamo il volto di Giuseppe.
Concludo questa piccola rassegna dedicata alla Natività ricordando che gli artisti che si accingevano a raffigurare tematiche sacre, erano scrupolosamente tenuti ad attenersi alle verità teologiche, non erano ammesse divagazioni che non fossero in linea con la dottrina, per questo motivo moltissimi sono i dipinti a carattere religioso respinti dalla Chiesa. Bisogna comunque dire che la personalità dei pittori e scultori, ha spesso saputo manifestarsi ed essere originale anche nel rispetto delle regole. Riguardo alle fonti bibliche, presso le quali gli artisti hanno potuto ispirarsi, bisogna ricordare, che sono pochissime. Solo Luca concede una descrizione di poche righe, nel suo Vangelo, dedicate alla nascita del Salvatore. Accenna solamente che, appena nato, Gesu’ fu deposto in una mangiatoia, mentre un astro in cielo illuminava il luogo per annunciare il lieto evento ed alcuni pastori, stanzianti nei paraggi accorsero per primi e vegliarono il neonato. San Giuseppe, non viene piu’ menzionato, questo e’ il motivo per cui appare nella maggior parte dei dipinti col volto coperto oppure in disparte con sguardo vagamente malinconico o corrucciato. La credenza popolare ha collocato l’evento all’interno di una grotta, oppure in una stalla, ma l’immagine vivida che ciascuno di noi possiede dell’evento e’ dovuta esclusivamente alla creativita’ degli artisti, che, partendo da pochissimi dati alquanto vaghi ed incerti, hanno creato capolavori che hanno ampiamente compensato con la propria fantasia, quei vuoti e quelle lacune, lasciati dalle parole degli Evangelisti.
Auguro a tutti buone feste, Alfredo