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SmartArt N. 20 – i grandi Classici dell’antica Grecia –

SmartArt N. 20 – i grandi Classici dell’antica Grecia –

Buongiorno a tutti. Dopo la vittoria degli Ateniesi contro i Persiani di Serse nel 479 A.C., molti templi erano andati distrutti (erano quasi tutti di legno), cosi’ Pericle ordina la ricostruzione dei monumenti dell’Acropoli, l’altura sacra di Atene ed incarica l’architetto e scultore Fidia ed altri architetti quali Ictino e Callicrate del progetto e della realizzazione di opere in marmo il cui splendore doveva essere senza precedenti. Con l’inizio dei lavori, nel 447 A.C. comincia l’età classica. La fama di Fidia è basata su opere che non ci sono pervenute; come spesso ho già ripetuto, la maggior parte delle opere di questo periodo furono distrutte con l’avvento del Cristianesimo e, noi, dobbiamo essere grati ai Romani, che, con le loro copie, utilizzate come ornamento di ville giardini e terme, anche se ci hanno restituito delle deboli copie, ci hanno fornito la possibilità di immaginare come potessero essere gli originali. Per esempio la Pallade Atena che Fidia scolpì per il Partenone, era una statua che gli scritti del tempo ci descrivono dell’altezza di 15 metri, in materiali diversi, legno marmo ed avorio, coloratissima, adornata di gemme scintillanti, chiunque la osservava, ne rimaneva incantato. La copia romana conservata al museo di Atene e’ alta 104 cm. e non rappresenta sicuramente un’opera memorabile. Della statua di Zeus, che Fidia realizzò per il tempio di Olimpia, e considerata una delle sette meraviglie del mondo antico, non esiste traccia. Resta comunque il monumento piu’ rappresentativo di Atene: il Partenone, o almeno i suoi resti, un monumento in cui lo stile dorico, convive armoniosamente con lo stile ionico utilizzato per la cella della Dea. Tutto l’edificio e’ basato sulla sezione aurea di cui ho fatto cenno nel precedente post, e rispetta proporzioni basate su calcoli matematici e rispecchia l’ideale greco di equilibrata misura. Il frontone e’ decorato da bassorilievi in cui la caratteristica principale e rivoluzionaria e’ costituita dalla continuità plastica della composizione, che rende ogni figura inscindibile da quelle adiacenti. In pratica Fidia, per la prima volta nella storia, sostituisce all’arcaico linguaggio paratattico (accostamento di figure indipendenti e slegate), un linguaggio sintattico (collegamento di figure inscindibili). Oltre a Fidia, numerosi altri scultori hanno contribuito a rendere questo periodo come uno dei più importanti di tutta la storia dell’arte, un periodo in cui la ricerca della perfezione e della bellezza devono intendersi non solo nell’aspetto fisico, ma anche in quello morale ed interiore. Nessuna delle sculture realizzate da questi artisti, e’ da intendersi come il ritratto di persone realmente esistite, sono piuttosto la rappresentazione delle qualità fisiche e morali del genere umano e, proprio perchè distaccate dalla realtà terrena, si collocano in una sfera ideale e mitica.
Del Discobolo di Mirone (450 A.C.) e dell’istante temporale immobile ed eterno ho gia’ fatto cenno nel post precedente, l’assenza assoluta di ogni rappresentazione psicologica in questa ed in tutte le opere del periodo classico, rappresenta una caratteristica fondamentale, quello che mi preme soprattutto far notare e’ un certo aggancio col periodo arcaico. Sebbene la scultura sia dettagliata nella rappresentazione anatomica, mostra caratteristiche che ancora la collegano col passato e la tradizione: l’opera va vista frontalmente, vediamo a questo punto che il busto e le braccia sono esattamente proposte nella maniera ideale egizia, vale a dire di fronte, mentre le gambe ed i piedi sono di profilo. Ma l’idea del movimento è perfettamente realizzata, poco importa se questi sono i movimenti e la postura
reale dell’atleta.
Della stessa generazione di Mirone e’ lo scultore Policleto, inutile ripetere che anche di lui rimangono solo copie romane; il Doriforo (portatore di lancia) e’ l’opera più famosa, questa scultura e’ l’esempio per antonomasia del canone (la regola): un insieme di proporzioni matematiche tra le varie parti del corpo che garantisce la perfezione dell’insieme. Un’altra invenzione di Policleto la ritroviamo nella rappresentazione della postura statica. Rompe con la tradizione egizia facendo appoggiare la figura solo su una gamba. In questo modo si determina quella famosa posizione chiamata “chiasmo” in cui una gamba sorregge il corpo mentre l’altra gamba e’ flessa, e le braccia sono in posizione tesa o rilassata in opposizione all’arto inferiore dello stesso lato. Questo modello sarà utilizzato per secoli e perfino Michelangelo nel David, 2000 anni dopo, ne farà uso.
La guerra che scoppiò tra Atene e Sparta (guerra del Peloponneso 431-404 A.C. con vittoria di Sparta) segnò un cambiamento di rotta nell’ambito artistico, a causa di una profonda crisi spirituale. L’attenzione degli artisti passa dagli Dei agli uomini, con un ripiegamento intimista, dall’immobilità divina, si passa alla mobilità umana. L’aspetto psicologico fa la sua comparsa; con lo scultore Skopas, le statue non hanno più la calma e la serena compostezza delle figure classiche, ma esprimono con vigore intensi sentimenti e forti passioni interiori. Ciò lo portò a deformare i tratti del volto, e a comporre le figure in pose di grande contorsione. Skopas è conosciuto come l’artista del pathos.
Dopo secoli di nudo maschile, con Parassitele intorno al 360 A.C., appare il primo nudo femminile, la Venere Cnidia. Disponiamo naturalmente unicamente di copie romane pure di questo artista, le cui caratteristiche principali sono la ricerca di una dolcezza e di una delicatezza mai tentate prima. Il carattere dolce e fascinoso in contrapposizione alla durezza virile precedente rappresenta una novità, che, soprattutto nel Canova, a mio avviso, oltre 2000 anni dopo troverà un degno successore.
L’ultimo artista di cui parliamo in questo post è Lisippo, fu probabilmente il primo ritrattista della storia, lo scultore prediletto da Alessandro Magno, e diverse sculture raffigurano Alessandro, poi, se questi ritratti fossero veramente somiglianti, non lo possiamo sapere. Ma la sua importanza va oltre a questo, la sua statua più nota l’Apoxyomenos (copia romana) 330-320 A.C., e’ la prima opera nella storia che non ha un punto di vista preferito, e’ la scultura a tutto tondo per antonomasia, può essere vista da ogni angolazione, ciò lo pone in condizione di immaginare e realizzare opere di grande impatto monumentale e scenografico. Caratteristiche queste che trasmette a tutta l’arte di età ellenistica, che proprio in lui avrà’ un punto di riferimento costante. Parleremo dell’ellenismo nel prossimo appuntamento
Un caro saluto a tutti Alfredo

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