SmartArt N. 22 – L’arte dell’antica Roma –
Buongiorno a tutti. Roma, secondo la leggenda, fu fondata nel 753 A.C. e, per quanto concerne l’arte, per i primi 500 anni della sua storia, vale a dire durante tutto il periodo monarchico e per i primi 300 anni dell’età repubblicana, non ne produsse affatto, tutta l’arte presente a Roma era arte di importazione e di conquista. Perfino i templi, su modello greco o etrusco, erano adornati di statue che portavano i nomi degli Dei romani ma erano statue depredate dai luoghi conquistati alle quali i Romani cambiavano il nome. In seguito, sul finire del III° secolo A.C., la maggior parte degli artisti che vivevano a Roma, erano greci, grazie alla conquista della Magna Grecia, in particolare della ricchissima Siracusa, quindi i romani acquistavano opere o copie dei grandi maestri Greci e si sviluppò un fiorente collezionismo e commercio di opere d’arte greche, destinate alle famiglie patrizie, per le quali divenne motivo di prestigio possedere tali opere. Fu proprio in questo periodo che furono realizzate molte copie dell’arte greca, le uniche che conosciamo, visto che gli originali sono andati distrutti. In queste poche righe è racchiuso un concetto base riguardante la civiltà romana: per un lungo periodo della sua storia, Roma non si interessò particolarmente di arte, si trovò in eredità quella etrusca e in seguito quella greca e non nutrì alcun bisogno di crearne altra. Poi pian piano, in piena epoca repubblicana, intorno al III° secolo A.C., le cose cambiarono, e, quando Roma divenne la dominatrice del mondo, l’arte subì un’evoluzione che riguardò soprattutto l’ingegneria e l’architettura civile e pubblica, si costruirono palazzi, basiliche (che non erano edifici religiosi, ma edifici pubblici per riunioni ed esercizio della giustizia; fu solo in epoca bizantina che tali edifici furono riutilizzati come luoghi di culto e mantennero il nome che tuttora identificano determinati edifici religiosi), ponti, teatri, strade, acquedotti, terme, fognature ecc. quindi un’arte finalizzata ad una pubblica utilità.
L’architettura, quindi, è la vera forma d’arte caratteristica dell’impero romano, ed e’ proprio grazie ai resti di questi grandiosi monumenti sparsi in tutta Europa, nel bacino del Mediterraneo ed in Medio Oriente, che i popoli delle generazioni successive, per secoli, fino ad oggi, hanno potuto riconoscere il carattere internazionale ed unitario di una forma d’arte espressione di un’evolutissima civiltà.
Le differenze sostanziali dell’architettura romana rispetto a quella greca, consistono innanzitutto in una varietà di costruzioni, molto più articolata e diversificata, ma anche in alcune invenzioni stilistiche ed estetiche rivoluzionarie. Mentre l’architettura greca basava la propria estetica su motivi rettilinei ed angolari (tutti i palazzi ed i templi, seppur proporzionatissimi, erano molto squadrati, con l’unica eccezione dei teatri), quella romana assume un’estetica addolcita grazie all’introduzione di forme curvilinee, strutture favorite dall’impiego dei mattoni e del cemento, in luogo dei levigati blocchi di pietra (il calcestruzzo è un’invenzione romana).
L’estetica curvilinea dell’architettura romana, è dovuta principalmente all’uso sistematico dell’arco (a tutto sesto) e della volta (a botte), praticamente sconosciute ai Greci, o comunque quasi mai utilizzate. Forme arcaiche di archi e volte erano conosciute già in Mesopotamia e nell’antico Egitto nel terzo millennio A.C., ma fu solo coi Romani che queste tecniche vennero oltremodo perfezionate ed utilizzate in quasi tutte le costruzioni. I grandiosi acquedotti, i maestosi ponti, gli impianti fognari che in molti casi sono ancora presenti ed utilizzati, si basano su questi principi. I motivi classici-curvilinei possiamo osservarli nel più famoso dei monumenti romani, il Colosseo (72-80 D.C.), oltre per la sua forma circolare anche per le aperture delle finestre ad arco che si alternano in gran numero unitamente a file di colonne con capitelli in stile sia dorico che ionico e corinzio. Il Colosseo (il cui nome originale è anfiteatro Flavio, ma è chiamato Colosseo fin dai tempi antichi in virtù di una colossale statua dedicata a Nerone, presente in origine ed ora scomparsa), sarà importantissimo punto di riferimento per un grande architetto del rinascimento, Leon Battista Alberti, che studiandolo ebbe l’ispirazione per creare la tipica facciata dei palazzi rinascimentali fiorentini. Un’altra forma architettonica classica curvilinea è costituita dai numerosi Archi di Trionfo sparsi in tutta Europa. Si tratta di monumenti celebrativi con una maestosa apertura centrale con arco a tutto sesto, spesso con l’aggiunta di altre due aperture laterali meno ampie, anche queste a tutto sesto. Una delle più imponenti opere architettoniche romane è il Pantheon, il monumento dedicato a tutti gli Dei (118-128 D.C.). La particolarità di questo edificio, è data dalla forma emisferica della volta e dallo spazio circolare interno. La volta del Pantheon rimarrà, fino alle invenzioni di Brunelleschi nel XV secolo, la più grande mai costruita. Questo tempio fu in seguito, in epoca cristiana, consacrato alla Vergine, questo è il motivo per il quale è giunto intatto fino ai nostri giorni e si è salvato dalla distruzione che colpì tutti i monumenti pagani dell’impero, nel 391, per ordine dell’imperatore Teodosio. L’unica fonte di luce è l’apertura verticale al centro della cupola, ed è la luce che crea lo spazio interno, riccamente elaborato. Tutta la monumentalità romana va letta in funzione dello spazio e della luce; è questa la grande invenzione romana che la differenzia dall’architettura greca o egizia, presso i quali l’architettura non era molto differente dalla scultura, erano tutti monumenti da guardare dall’esterno, mentre l’architettura romana diventa soprattutto gestione dello spazio e della luce: lo spazio architettonico e la luce che lo struttura.
Della scultura e pittura di Roma ne parleremo la prossima settimana, ricordandoci che tutta l’arte romana, seppur di derivazione greca e quindi classica, aveva una funzione ed un’origine estetica profondamente differente: per i Greci l’arte era fortemente ispirata al pensiero dei filosofi ed in particolare al pensiero di Pitagora che riportava a concezioni numerico-proporzionali, o a quello di Platone secondo canoni di bellezza ideale, quindi un’arte fortemente intellettuale-concettuale, mentre i Romani, erano molto più pratici e meno cerebrali; come abbiamo visto, per loro, l’arte era soprattutto di pubblica utilità, oppure celebrativa e commemorativa in epoca imperiale (dopo il 27 A.C.). Tutto ciò rispondeva alle esigenze di un vastissimo impero dove tantissime culture differenti coesistevano e non potevano identificarsi con un unico ideale, o ad una particolare concezione estetica, mentre riuscivano perfettamente ad interpretare una forma d’arte propagandistica e celebrativa della potenza dell’imperatore e di Roma.
Un caro saluto a tutti, Alfredo.