SmartArt N.27 L’arte dell’alto medioevo: arte Longobarda e rinascenza carolingia.
Buongiorno a tutti. Con le invasioni barbariche che, a partire dal v° secolo smembrarono l’impero romano d’occidente, inizia un declino culturale, non a caso, l’alto medioevo, vale a dire i cinquecento anni che vanno dalla caduta dell’impero (anno 476), fino all’anno mille, sono ricordati come i secoli bui per l’Europa, per lo meno per quella parte che in precedenza aveva fatto parte dell’impero romano. Molti studiosi ritengono che tra tutti i popoli barbarici, i Longobardi che si insediarono in Italia a partire dal 568, fossero i più ignoranti e rozzi. I Longobardi erano prevalentemente nomadi ed amavano poco le città, preferivano dedicarsi alla caccia ed all’allevamento degli animali, in particolar modo dei maiali (non tutto il male vien per nuocere, il salame, che già si produceva in epoca romana, fu differenziato in una ricchissima varietà di gusti che sono entrati nella tradizione locale di ogni paese d’Italia, proprio grazie a questo popolo). Le città si svuotarono, basti pensare che Roma passò da un numero di abitanti intorno ad un milione dell’epoca imperiale a meno di trentamila nell’alto medioevo. In epoca recente alcuni studiosi tendono a rivalutare questo periodo storico per motivi che non e’ il caso di affrontare in questo contesto, ma da un punto di vista artistico questo e’ sicuramente stato un periodo poco produttivo, soprattutto se rapportato alle epoche precedenti ed a quelle successive. Per tradizione, i longobardi, che arrivarono a conquistare quasi per intero l’Italia, ad eccezione di Roma della Calabria e delle isole, producevano solamente oggetti artigianali con uso di metalli e pietre preziose. Il lavoro dei missionari cristiani però diede i suoi frutti ed i longobardi si convertirono al cristianesimo. La loro capitale, Pavia non conserva opere o monumenti che siano arrivati fino a noi, tuttavia a Cividale del Friuli, il tempietto dei Longobardi, rappresenta una testimonianza della loro creatività artistica. In esso notiamo il ritorno alla scultura (alcune figure in altorilievo) all’interno di un edificio religioso, che fu bandita nelle prime chiese paleocristiane, ma soprattutto in diversi bassorilievi tipicamente “barbarici medievali” in cui la raffigurazione realistica e’ del tutto abbandonata ed il carattere espressivo e decorativo diviene predominante. Notiamo in queste opere, una rappresentazione essenziale, ridotta all’osso in cui lo spazio e’ totalmente assente, sostituito da elementi decorativi e simbolici. Le figure riprendono l’antico concetto antecedente l’arte greca, ad esempio quella minoica o egizia, in cui la dimensione segue un ordine gerarchico per importanza, cioè la dimensione di ogni personaggio e’ direttamente collegata all’importanza del personaggio stesso, il re e’ più grande di ogni altro elemento scolpito. In ogni caso queste raffigurazioni, a mio avviso, possono essere avvicinate, come forza espressiva e compositiva, a certe opere di inizio XX° sec. di Munch e Chagall. Della pittura non rimane praticamente nulla, per quanto concerne l’architettura, viene proseguita, nelle chiese, la tradizione bizantina a pianta centrale. Nel 774 i Franchi sconfissero i Longobardi ed anche il loro dominio in Italia finì, nell’anno 800 Carlo Magno fonda il Sacro Romano Impero, e, nell’Europa continentale, si assistette ad una rivitalizzazione artistica e culturale, denominata “Rinascenza Carolingia”, ma in Italia tali influssi furono marginali. Il simbolo di questa rinascita e’ costituito dalla Cappella Palatina di Aquisgrana (Germania) nella quale si osserva il recupero dell’arte bizantina, in particolare questa chiesa a pianta ottagonale (il numero 8 e’ un numero caricato di molti significati simbolici, tra i quali quello della Resurrezione) e’ ispirata alla basilica di San Vitale di Ravenna. Ma rispetto a quest’ultima si presenta con aspetto maggiormente sviluppato in verticale, e sarà successivamente fonte di ispirazione dello stile romanico a partire dall’XI° secolo. Il mosaico rimane la forma figurativa prediletta con pochissime varianti rispetto a quello bizantino. Ad Aquisgrana, Carlo Magno fonda la “Schola Palatina” dove si studia greco e latino, dove si producono libri e si copiano i testi classici e religiosi; questa tradizione gia’ iniziata nei monasteri benedettini, con Carlo Magno ebbe maggior diffusione in tutto l’impero. Prese vita in quel periodo una forma d’arte che rimane una delle piu’ rappresentative ed interessanti dell’alto medioevo, quello della miniatura. L’arte della miniatura, nasce nei conventi, il termine deriva da minio, l’inchiostro rosso utilizzato nelle rappresentazioni e decorazioni presenti in moltissime pagine dei testi scritti dagli amanuensi, con infinita pazienza. Quelli più antichi mostrano decorazioni di straordinaria fattura che contengono complicatissimi intrecci astratti, mentre quelli di epoca Carolingia riprendono la tradizione piu’ classica, con accenni di paesaggio in chiave prospettica e, dopo decenni di figurazione astratta e stilizzata, solo in certi testi prodotti oltralpe, torna in forma maggiormente realistica, la rappresentazione della figura umana. Nelle due miniature raffiguranti San Matteo, per esempio, notiamo una ricerca della verosimiglianza in una ed una forma più espressiva nell’altra, soprattutto la seconda mostra un coinvolgimento emotivo, vediamo come il segno ondulato e vibrante della veste sia ripetuto nello sfondo, quasi a voler trasmettere ai fedeli le stesse eccitazioni che poteva provare Matteo nel trascrivere le parole di Dio. Notiamo quanto queste vibrazioni possano portarci alla mente i dipinti di Van Gogh, il quale per tutta l’ultima parte della sua vita non ha dipinto ciò che vedeva, ma quello che sentiva a livello emotivo. Ecco una nuova caratteristica dell’arte medievale: dopo gli Egizi che dipingevano quello che conoscevano, dopo i Greci che rappresentavano quello che vedevano, ecco che l’artista del medioevo impara ad esprimere quello che “sente”. Questa caratteristica fondamentale dell’arte medievale non e’ da intendere come un fatto di ispirazione individuale ma una esplicita tendenza ad influenzare l’osservatore e coinvolgerlo emotivamente nei fatti di fede rappresentati. Le scarne immagini, assolutamente essenziali ed incuranti del realismo della maggior parte delle rappresentazioni medievali sono volte in parte ad istruire, ma soprattutto a coinvolgere ed a convertire le popolazioni alla fede Cristiana. Forse la miglior testimonianza dell’arte carolingia in Italia e’ costituita dall’altare di Sant’Ambrogio della metà del IX° secolo, un’opera composta da bassorilievi in legno rivestito in lamina dorata, che riprende l’equilibrio compositivo dello stile bizantino. Una caratteristica eccezionale che riguarda quest’opera, e’ il fatto che per la prima volta dopo secoli un artista (Volvinio), firma una sua opera. Passeranno altri secoli prima che torni a succedere.