SmartArt N. 28 IL SIMBOLISMO MEDIEVALE

SmartArt N.27 L’arte dell’alto medioevo: arte Longobarda e rinascenza carolingia.
11 Marzo 2020
SmartArt N. 29 premessa allo stile romanico,contestualizzazione storica-
27 Marzo 2020
Show all

SmartArt N. 28 IL SIMBOLISMO MEDIEVALE

SmartArt N. 28 IL SIMBOLISMO MEDIEVALE
Buongiorno a tutti.
Secondo la mentalità medievale ogni aspetto della vita e della natura richiama la presenza di Dio, ad es. un colle illuminato dal sole può essere simbolo della luce e verità di Dio; un bosco fitto e buio è simbolo delle tenebre quindi del peccato.
Scaturisce da qui la tendenza medievale a interpretare il mondo più che osservarlo. La visione dualistica del mondo era l’idea che dominava la vita dell’uomo in quei secoli. Non si poteva restare neutrali davanti ad uno scontro che assumeva le dimensioni di una lotta tra il bene ed il male, tra Dio e Satana. La mentalità medievale era dominata dal soprannaturale, dal divino, la fede cristiana imponeva ai credenti di pensare e agire avendo come punto di riferimento sempre Dio e induceva ad avere la convinzione che la vita fosse impregnata di peccato da cui ci si potesse salvare solo tramite la fede in Dio. Per l’uomo medievale tutto viene da Dio ed a Lui tutto rimanda, quindi, tutto il sapere viene finalizzato a Dio.
Un intellettuale del tempo doveva fare i conti con alcune fonti del sapere che erano ritenute insuperabili. Queste fonti erano le “autorità”: l’autorità più importante era la Bibbia, poi venivano le opere e le parole dei Papi, quindi le enciclopedie ecclesiastiche.
Secondo la mentalità dell’epoca queste autorità contenevano tutte le verità che andavano conosciute, per cui nessun intellettuale si permetteva di fare una ricerca di una verità.
L’opera d’arte, che neppure per sbaglio poteva essere considerata, a quei tempi, frutto di un processo mentale, men che meno poteva sfuggire a questa regola. Anzi, non esisteva nemmeno l’opera d’arte, esisteva unicamente un lavoro artigianale, eseguito da anonimi artigiani, che erano stati incaricati da un prelato di compiere un determinato lavoro seguendo scrupolosamente le indicazioni ricevute. Tali indicazioni erano sempre le stesse, quelle sancite da papa Gregorio Magno: diffondere la parola di Dio ed educare il popolo alla fede. Da un punto di vista formale, abbiamo visto in precedenza, come l’arte antica non si prestasse a questo scopo, in quanto la ricerca del bello e del vero, quindi una rappresentazione vicina al reale, alla verosimiglianza, potesse distrarre e distogliere l’attenzione degli umili che, invece, doveva essere indirizzata unicamente al messaggio, unico motivo della rappresentazione. L’Europa che si profilava dopo le invasioni barbariche e che doveva essere indottrinata al cristianesimo, era costituita da un insieme eterogeneo di culture, che avevano in ambito artistico un valore comune: un acuto senso della decorazione, piatta, legata al bidimensionalismo e capace di utilizzare i soggetti animat, sia umani che animali riducendoli a forme estremamente semplici e simboliche, quasi geometriche. Il cristianesimo fece proprie fin dall’inizio della sua storia, queste forme semplificate, le quali, oltre ad essere facilmente assimilabili da tutti i popoli, interpretavano alla perfezione il pensiero religioso, volto a cancellare la visione meramente terrena suggerita dall’arte greca e romana. Quindi le raffigurazioni dei bassorilievi che noi possiamo vedere nelle basiliche, nelle miniature dell’alto medioevo e di buona parte del basso medioevo, a noi possono sembrare estremamente primitive ed ingenue, in parte lo sono, ma rispondevano ad una precisa scelta e non ad incapacità tecnica, nè più nè meno di certe correnti di epoca contemporanea. Chiaramente, l’aver abbandonato la forma concreta e realistica per tutta la durata dei mille anni del medioevo, se nei primi secoli poteva rappresentare una scelta, in seguito determinò la perdita delle conoscenze tecniche da parte degli artisti. Bisogna ricordare che è rimasto pochissimo della pittura medievale dei primi 500 anni, le testimonianze che sono giunte fino ai giorni nostri sono rappresentate quasi esclusivamente dalle miniature dei testi religiosi elaborati nei monasteri benedettini o nelle scuole di epoca carolingia. Il colore, in questi testi, gioca un ruolo fondamentale ed aveva principalmente la funzione di attirare l’attenzione e catturare lo sguardo dell’osservatore che così memorizzava le immagini e di conseguenza assimilava i dogmi ecclesiastici. Vediamo di seguito qualche esempio.
La prima immagine si riferisce alla pagina di apertura di un Vangelo secondo Giovanni del IX° secolo, L’evangelista e’ raffigurato in alto, con in mano un libro, il suo Vangelo, il resto dell’opera è essenzialmente decorazione, nella quale è inserita in qua ed in là, qualche croce. Questi intrecci di una eleganza sorprendente, non sono presenti nei manoscritti italici, si tratta di decorazioni tipiche sassoni e britanniche, che in secondo tempo, mescolandosi con la tradizione orientale-bizantina diedero vita a nuovi stili decorativi. La seconda immagine raffigura l’evangelista San Luca nell’atto di scrivere il suo Vangelo, il suo emblema è il toro per un motivo non del tutto chiaro neppure per la Chiesa. L’immagine è frontale, come in tutte le rappresentazioni simboliche medievali, è una semplice illustrazione, destinata ad imprimersi nella mente dell’osservatore, alla stessa maniera dei contemporanei libri illustrati per bambini. E’ dipinto solo l’essenziale, il resto è affidato alla decorazione. La miniatura successiva raffigura un’Annunciazione, l’arcangelo e’ nella tipica posa con le dita alzate che rappresenta l’atto del parlare mentre Maria con le braccia aperte simboleggia l’accettazione del volere di Dio. L’ancella che regge il drappo è un’usanza dell’iconografia romana in cui le ancelle reggevano i drappi delle vesti alle persone importanti, in questo caso viene creata una continuità con tale tradizione. Ci accorgiamo come anche questa figurazione sia quasi infantile, molto differente dalle Annunciazioni stilisticamente ed allegoricamente complesse del Rinascimento. Per ultimo, analizziamo un bassorilievo in bronzo, “il peccato originale” del 1015. Dopo che Adamo ha mangiato il frutto proibito, cogliamo l’accusa di Dio col dito puntato verso Adamo, quest’ultimo che col medesimo gesto accusa Eva, ed Eva allo stesso modo accusa il serpente. Notiamo come Adamo ed Eva coprano con le mani le proprie nudità, delle quali improvvisamente provano vergogna. Il trapassare della colpa e l’origine del male, sono espressi con tanta chiarezza che dimentichiamo lo scarso rigore delle proporzioni e della bellezza secondo i nostri canoni. Tutta la rappresentazione dell’alto medioevo e di parte dell’epoca successiva può essere sintetizzata in queste caratteristiche basilari. Tutta la simbologia medievale si basa su questi principi di assoluta semplicità ed immediata comprensione; dopo l’anno 1000 inizia il basso medioevo, la costruzione delle grandi cattedrali e l’arte, se pur marginalmente, torna ad essere utilizzata anche per altri scopi, oltre a quelli religiosi che rimangono i prevalenti.
Un caro saluto a tutti Alfredo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *