SmartArt N. 35 – il gotico, l’abate Sugerio e la cattedrale di Saint Denis.

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SmartArt N. 35 – il gotico, l’abate Sugerio e la cattedrale di Saint Denis.

SmartArt N. 35 – il gotico, l’abate Sugerio e la cattedrale di Saint Denis.

Buongiorno a tutti. Nel 1130 alle porte di Parigi, un monaco benedettino di nome Suger o Sugerio, era abate di una abbazia semidimenticata a poca distanza da Parigi, ma che aveva avuto grande importanza in epoca carolingia, poi, a causa dell’incuria di abati di epoche successive, di invasioni da parte dei vichinghi e guerre, aveva perso importanza e rischiava un irreversibile degrado. La chiesa, tuttavia, accoglieva le spoglie di San Dionigi (Denis), il quale era stato il primo vescovo di Lutezia, il nome romano dell’attuale Parigi. Inoltre vi erano sepolti anche diversi re ed aristocratici franchi e Carlo Magno stesso aveva presenziato alla consacrazione della nuova basilica riedificata nel IX secolo. Sugerio era molto ambizioso, voleva a tutti i costi ridarle lustro sia per prestigio personale, sia per reale convinzione che il luogo non meritasse di essere dimenticato. Il problema era però che nè Sugerio nè l’abbazia possedevano denaro. Ma il monaco però non era un personaggio qualunque, anche se era nato molto povero, ebbe la fortuna di studiare in un monastero insieme a colui che sarebbe diventato il futuro re di Francia, Filippo VI e di diventarne amico, tanto che il re lo volle come consigliere personale. A questo punto, Sugerio, ebbe l’intuizione che poteva risolvere i suoi problemi. Sfruttando il suo particolare stato di consigliere del re di Francia, pensò di coinvolgere il re stesso nel suo progetto ambizioso. Sugerio voleva costruire un monumento grandioso ed innovativo che celebrasse la gloria di Dio ed al contempo, visto il coinvolgimento del re, potesse avere una valenza politica. Un simbolo sia per la cristianità che per il mondo laico. La monarchia francese necessitava di un luogo che venisse identificato come simbolo di identità nazionale, a Parigi o dintorni, in una terra che era ancora molto suddivisa tra contee e marchesati. L’abilità diplomatica di Sugerio seppe coinvolgere il monarca e quindi a fare gravare su di lui la maggior parte dello sforzo finanziario. A questo punto, l’ambizione visionaria di Sugerio non ebbe più limiti, ebbe l’incarico di occuparsi di tutto e intorno al 1130, anno più anno meno, cominciò ad immaginare come avrebbe dovuto essere il nuovo tempio. La nuova cattedrale doveva essere innovativa sotto ogni punto di vista, doveva rappresentare la gloria di Dio ed a differenza di tutte quelle precedenti, doveva innalzarsi al cielo ed arrivare ad altezze mai neppure immaginate per edifici costruiti dall’uomo. La luce divina doveva essere sorprendente, doveva riflettere la luce di Dio in terra, inoltre pur essendo una chiesa maestosa, doveva dare un’idea di leggerezza, molto differente da tutte le pesantissime chiese precedenti. Il problema era che le conoscenze tecniche del tempo non potevano permettere la costruzione di un edificio di questo tipo. Ma la determinazione visionaria di Sugerio fu tale da convincere i più temerari architetti a sperimentare nuove tecniche che permettessero di arrivare a soddisfare il suo sogno e, nel 1136 iniziò i lavori.
Ma fu oltremodo ostacolato, e, addirittura denunciato all’Inquisizione da altri ecclesiastici gelosi ed invidiosi, soprattutto per il modo dissennato col quale sperperava ingentissimi capitali che avrebbero ben potuto essere meglio spesi, invece che per pura ambizione e gloria personale; ma Sugerio riuscì, grazie alla sua indomita perseveranza in soli otto anni in quella incredibile impresa, e nel 1144 inaugurò la prima basilica in stile gotico della storia. Chi fu o chi furono gli architetti capaci di quelle invenzioni ardite, non ci è dato a sapere, in quanto il nome di Sugerio è l’unico che appare come fondatore della abbazia di Saint Denis, certamente e’ grazie a lui che un’idea pazzesca ha potuto diventare realtà. La grande rivoluzione di questa cattedrale e del nuovo stile è rappresentata dall’adozione di una forma di archi a sesto acuto e non a tutto sesto come nel romanico, nonchè di un’originale volta a crociera ogivale, in cui un particolare sistema di incrocio degli archi, permise un grande sviluppo in altezza ed una migliore distribuzione di pesi sulle colonne, consentendo perciò di alleggerire le pareti laterali che non dovevano più sorreggere pesi enormi, ma potevano anzi aprirsi alla luce introducendo l’innovativa caratteristica delle vetrate policrome. Per dare maggior sicurezza e bilanciare la spinta laterale causata dagli archi a sesto acuto, venne introdotto un sistema di archi rampanti visibili all’esterno di questi edifici. Ho postato un’immagine della cattedrale di Notre Dame dove questi archi sono particolarmente evidenti. Tutte le chiese gotiche che dal quel momento sorsero nell’Ile-de-France e poi si diffusero per il resto d’Europa sono caratterizzate da questi ed altri elementi comuni: lo slancio verticale, una facciata gremita di statue racchiusa tra due torri campanarie, un’evoluzione del turrito romanico, un’ampio rosone dai complicatissimi trafori ed un brulicare ininterrotto di guglie e pinnacoli che ne differenziano al massimo grado le strutture. Molte le statue, non più in bassorilievi ma a tutto tondo, sia di esseri mostruosi che di forma umana in tutte le sue condizioni. La basilica di Saint Denis, ha avuto nel corso dei secoli devastazioni e saccheggi, soprattutto durante la rivoluzione del 1789, in cui furono profanate le tombe dei re e degli aristocratici, ma è stata ricostruita anche se alcune sue parti risultano rimaneggiate. Altre splendide cattedrali gotiche sono quella di Amiens, di Notre Dame a Parigi, di Reims, di Chartres, di Strasburgo e numerosissime altre in tutta Europa occidentale, come quella di Colonia, di Burgos, di Canterbury, di York, di Salisbury, di Vienna…impossibile elencarle tutte e tantomeno descriverle nella loro unicità e tipicità.
In Italia invece il nuovo stile fa fatica ad imporsi, ma di questo parleremo nel prossimo appuntamento.
Un caro saluto a tutti Alfredo.

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