SMARTART N. 40 – CHRISTO –

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SMARTART N. 40 – CHRISTO –

SMARTART N. 40 – CHRISTO –

Buongiorno a tutti. Si è spento il 31 maggio all’età di 84 anni, uno degli artisti più conosciuti nel panorama dell’arte contemporanea, un artista che e’ notissimo anche al di fuori dell’ambiente artistico, in quanto le sue celebri opere hanno fatto discutere il mondo intero da almeno tre generazioni. Sto parlando dell’artista Christo Yavachev, noto col solo nome di battesimo, bulgaro di nascita ma cittadino del mondo, al momento della morte viveva a New York, ma ha soggiornato a lungo anche in Italia. Riuscì a scappare dal blocco comunista nel 1956 e si trasferì a Parigi nel 1958, dove conobbe la moglie, che casualmente nacque lo stesso giorno mese ed anno di lui, IL 13 giugno1935. Jeanne-Claude Denat De Guillebon divenne l’inseparabile coautrice dei lavori ideati da Christo, si occupava soprattutto della parte amministrativa e burocratica richiesta per la realizzazione delle opere.
Ma veniamo al punto, cerchiamo di analizzare il lavoro di Christo attraverso le opere, le quali non sono tutte da ascrivere alla stessa corrente, anzi, pur avendo caratteristiche comuni, mostrano sensibili differenze concettuali. E’ considerato uno dei massimi esponenti della Land Art, un movimento artistico americano, nato nel 1967 che operava nell’ambito di grandi spazi all’aperto, intervenendo direttamente sul territorio, ad esempio creando immagini tramite solchi del terreno, o disegni falciando l’erba e così via. Christo non è stato solo questo è stato molto di più, senza considerare che il suo primo lavoro risale a quasi 10 anni prima della nascita della Land art. Prendiamo ad esempio l’opera del 1970, della serie Wrapped Monuments cioè monumenti avvolti, con la quale impacchettò con un telone la statua dedicata a Vittorio Emanuele II, a Milano, posta di fronte al Duomo, al lato opposto della piazza. Lui ha celato, nascosto alla vista un’opera che raramente viene osservata, essendo il Duomo il monumento che attira immediatamente lo sguardo di chiunque entri in quella piazza. Ha completamento ribaltato il concetto di qualsiasi artista, vale a dire che invece di creare un’opera che dura nel tempo, mostrarla al pubblico e venderla, lui ne ha preso una già esistente, non creata da lui, l’ha nascosta, l’ha cancellata, lasciando vedere solo la sagoma dell’involucro che la ricopre e dopo tre settimane al massimo l’opera ritorna al suo stato iniziale, non è possibile venderla e del lavoro di Christo rimane il ricordo. Ma con questa operazione, apparentemente priva di senso, invece di annullare il monumento, coprendolo con un telone, l’ha evidenziato; nel periodo in cui la statua è rimasta in quelle condizioni, e’ diventata motivo di interesse e curiosità, nonchè fonte di interrogativi, sollecitando l’immaginazione di chiunque la osservasse. Naturalmente è stata anche oggetto di critica negativa, ma il risultato è stato raggiunto: porla al centro dell’attenzione e mettere in secondo piano tutte le meraviglie circostanti, Duomo compreso. Christo ha reso pop l’arte contemporanea, tutte le sue opere sono visitate-vissute, condivise, da milioni di persone le quali,
in certi casi, interagiscono con l’opera stessa e ne fanno un’esperienza legata alla loro vita, non un oggetto fruibile da pochi entro le quattro mura di un museo. I monumenti impacchettati con lo stesso principio sono molti, le mura aureliane a Roma, Le Pont Neuf a Parigi, la statua di Leonardo, sempre a Milano, in piazza della Scala, la torre medievale di Spoleto, il Reichstag a Berlino, che fu visitato da oltre 5 milioni di persone. Ma Christo ha impacchettato anche chilometri di rocce in California o chilometri di costa in Australia. Il principio di base è lo stesso, un particolare sito naturale simile ad altri più o meno identici ed anonimi, ha richiamato centinaia di migliaia di persone, in alcuni casi anche milioni, per osservare incuriositi qualcosa che è stato nascosto alla vista e che in questo modo è diventato unico e famoso. L’interagire con la natura o con un’opera costruita dall’uomo in questo modo, crea un senso di ri-creazione, che rigenera e dona diversa e nuova vita a ciò che da secoli ed in certi casi da millenni, giace nel proprio stato quasi immutabile. The Floating Piers, i pontili galleggianti sul lago d’Iseo del 2016, che ho avuto la fortuna di “vivere”, è difficile da raccontare, un milione di persone si sono recate in quel luogo per passeggiare sull’acqua, e quasi 300 milioni di euro è stato l’indotto in quel periodo in un’area di pochi km quadrati nei 16 giorni di vita dell’opera. Naturalmente le sensazioni soggettive che ognuno può provare vivendo dall’interno un’opera d’arte di quel genere, possono solo essere vagamente accennate. Intanto si ha la consapevolezza di vivere un momento unico e storico che non sarà più possibile ripetere, poi, spaziando dall’ambito metafisico, onirico, mistico, religioso, fiabesco a quello emozionale e sensoriale dovuto alle sollecitazioni puramente fisiche avvertibili in quei momenti, ognuno lo vive in una specie di mondo “altro”, un mondo reale, in quanto esiste più che mai in quel momento, ma allo stesso tempo è irreale. Non e’ poca cosa. Senza contare l’aspetto puramente estetico che suscitano queste opere. Dall’alto lo spettacolo scenografico è stato stupefacente, il giallo-arancio dei chilometri di pontili uniti al blu dell’acqua, i giochi geometrici, hanno regalato un’immagine tanto insolita quanto perfettamente integrata nell’ambiente e pur nella sua artificialità, dovuta all’intervento umano, non ha deturpato la natura, anzi ha contribuito ad incorniciarla e ad esaltarla. Tantissime altre opere sono famosissime dalle isole rosa della florida alle porte di Central Park a New York, esistono posters, cartoline, libri che parlano di queste opere in tutto il mondo, le quali sono entrate nel mito della contemporaneità e rappresentano la nostra storia e la nostra leggenda. Non esiste altro artista al mondo che abbia saputo essere più coinvolgente di Christo, nel senso di riuscire a convogliare in un luogo anonimo ed insignificante come ad esempio il deserto della California, centinaia di migliaia di persone per vedere 40 km di telo di nylon che formava un serpentone gigante che danzava al vento. Ma vorrei concludere questa dedica considerando che ogni opera da lui creata richiedeva tantissimo tempo, energia ed instancabile tenacia per arrivare alla realizzazione. A volte sono stati necessari anche decenni per ottenere, permessi, autorizzazioni, e tonnellate di carte e documenti. Negli ultimi 50 anni lui stesso disse che progettò 60 opere, 37 delle quali non sono state realizzate per impedimenti burocratici. Lo stesso Floating piers ha avuto origine come progetto nel 1970, e doveva essere realizzato in Argentina, ma non furono concessi i permessi necessari. Poi fu la volta del Giappone ed anche lì nessun esito, finchè è stato possibile nel 2016 realizzarlo sul lago d’Iseo. Per installarlo ci vollero ventitre mesi; una ditta canadese ha studiato e realizzato migliaia di cubi di plastica galleggiante uniti tra loro da milioni di viti e ricoperti dal tessuto giallo ignifugo. Per ognuna di queste opere Christo ha conservato minuziosamente ogni singolo foglietto, appunto, fotografia e documentazione, tanto che ogni opera è rappresentata da un’intera enciclopedia di documenti. Ogni opera ha richiesto l’intervento anche di migliaia di persone, tra tecnici, operai ecc. I costi sono sempre stati esorbitanti, ma Christo e’ sempre riuscito ad autofinanzarsi, grazie a sponsors e alla vendita dei progetti ma soprattutto grazie ad una tenacia fuori dal comune e grazie alla moglie Jeanne-Claude. Per sua volontà l’opera che riguarderà l’Arc de Thriomphe a Parigi, sarà realizzata l’anno prossimo, essendo giunto a compimento sia il progetto che l’iter burocratico. Un caro saluto a tutti, Alfredo.

Buongiorno a tutti. Si è spento il 31 maggio all’età di 84 anni, uno degli artisti più conosciuti nel panorama dell’arte contemporanea, un artista che e’ notissimo anche al di fuori dell’ambiente artistico, in quanto le sue celebri opere hanno fatto discutere il mondo intero da almeno tre generazioni. Sto parlando dell’artista Christo Yavachev, noto col solo nome di battesimo, bulgaro di nascita ma cittadino del mondo, al momento della morte viveva a New York, ma ha soggiornato a lungo anche in Italia. Riuscì a scappare dal blocco comunista nel 1956 e si trasferì a Parigi nel 1958, dove conobbe la moglie, che casualmente nacque lo stesso giorno mese ed anno di lui, IL 13 giugno1935. Jeanne-Claude Denat De Guillebon divenne l’inseparabile coautrice dei lavori ideati da Christo, si occupava soprattutto della parte amministrativa e burocratica richiesta per la realizzazione delle opere.
Ma veniamo al punto, cerchiamo di analizzare il lavoro di Christo attraverso le opere, le quali non sono tutte da ascrivere alla stessa corrente, anzi, pur avendo caratteristiche comuni, mostrano sensibili differenze concettuali. E’ considerato uno dei massimi esponenti della Land Art, un movimento artistico americano, nato nel 1967 che operava nell’ambito di grandi spazi all’aperto, intervenendo direttamente sul territorio, ad esempio creando immagini tramite solchi del terreno, o disegni falciando l’erba e così via. Christo non è stato solo questo è stato molto di più, senza considerare che il suo primo lavoro risale a quasi 10 anni prima della nascita della Land art. Prendiamo ad esempio l’opera del 1970, della serie Wrapped Monuments cioè monumenti avvolti, con la quale impacchettò con un telone la statua dedicata a Vittorio Emanuele II, a Milano, posta di fronte al Duomo, al lato opposto della piazza. Lui ha celato, nascosto alla vista un’opera che raramente viene osservata, essendo il Duomo il monumento che attira immediatamente lo sguardo di chiunque entri in quella piazza. Ha completamento ribaltato il concetto di qualsiasi artista, vale a dire che invece di creare un’opera che dura nel tempo, mostrarla al pubblico e venderla, lui ne ha preso una già esistente, non creata da lui, l’ha nascosta, l’ha cancellata, lasciando vedere solo la sagoma dell’involucro che la ricopre e dopo tre settimane al massimo l’opera ritorna al suo stato iniziale, non è possibile venderla e del lavoro di Christo rimane il ricordo. Ma con questa operazione, apparentemente priva di senso, invece di annullare il monumento, coprendolo con un telone, l’ha evidenziato; nel periodo in cui la statua è rimasta in quelle condizioni, e’ diventata motivo di interesse e curiosità, nonchè fonte di interrogativi, sollecitando l’immaginazione di chiunque la osservasse. Naturalmente è stata anche oggetto di critica negativa, ma il risultato è stato raggiunto: porla al centro dell’attenzione e mettere in secondo piano tutte le meraviglie circostanti, Duomo compreso. Christo ha reso pop l’arte contemporanea, tutte le sue opere sono visitate-vissute, condivise, da milioni di persone le quali,
in certi casi, interagiscono con l’opera stessa e ne fanno un’esperienza legata alla loro vita, non un oggetto fruibile da pochi entro le quattro mura di un museo. I monumenti impacchettati con lo stesso principio sono molti, le mura aureliane a Roma, Le Pont Neuf a Parigi, la statua di Leonardo, sempre a Milano, in piazza della Scala, la torre medievale di Spoleto, il Reichstag a Berlino, che fu visitato da oltre 5 milioni di persone. Ma Christo ha impacchettato anche chilometri di rocce in California o chilometri di costa in Australia. Il principio di base è lo stesso, un particolare sito naturale simile ad altri più o meno identici ed anonimi, ha richiamato centinaia di migliaia di persone, in alcuni casi anche milioni, per osservare incuriositi qualcosa che è stato nascosto alla vista e che in questo modo è diventato unico e famoso. L’interagire con la natura o con un’opera costruita dall’uomo in questo modo, crea un senso di ri-creazione, che rigenera e dona diversa e nuova vita a ciò che da secoli ed in certi casi da millenni, giace nel proprio stato quasi immutabile. The Floating Piers, i pontili galleggianti sul lago d’Iseo del 2016, che ho avuto la fortuna di “vivere”, è difficile da raccontare, un milione di persone si sono recate in quel luogo per passeggiare sull’acqua, e quasi 300 milioni di euro è stato l’indotto in quel periodo in un’area di pochi km quadrati nei 16 giorni di vita dell’opera. Naturalmente le sensazioni soggettive che ognuno può provare vivendo dall’interno un’opera d’arte di quel genere, possono solo essere vagamente accennate. Intanto si ha la consapevolezza di vivere un momento unico e storico che non sarà più possibile ripetere, poi, spaziando dall’ambito metafisico, onirico, mistico, religioso, fiabesco a quello emozionale e sensoriale dovuto alle sollecitazioni puramente fisiche avvertibili in quei momenti, ognuno lo vive in una specie di mondo “altro”, un mondo reale, in quanto esiste più che mai in quel momento, ma allo stesso tempo è irreale. Non e’ poca cosa. Senza contare l’aspetto puramente estetico che suscitano queste opere. Dall’alto lo spettacolo scenografico è stato stupefacente, il giallo-arancio dei chilometri di pontili uniti al blu dell’acqua, i giochi geometrici, hanno regalato un’immagine tanto insolita quanto perfettamente integrata nell’ambiente e pur nella sua artificialità, dovuta all’intervento umano, non ha deturpato la natura, anzi ha contribuito ad incorniciarla e ad esaltarla. Tantissime altre opere sono famosissime dalle isole rosa della florida alle porte di Central Park a New York, esistono posters, cartoline, libri che parlano di queste opere in tutto il mondo, le quali sono entrate nel mito della contemporaneità e rappresentano la nostra storia e la nostra leggenda. Non esiste altro artista al mondo che abbia saputo essere più coinvolgente di Christo, nel senso di riuscire a convogliare in un luogo anonimo ed insignificante come ad esempio il deserto della California, centinaia di migliaia di persone per vedere 40 km di telo di nylon che formava un serpentone gigante che danzava al vento. Ma vorrei concludere questa dedica considerando che ogni opera da lui creata richiedeva tantissimo tempo, energia ed instancabile tenacia per arrivare alla realizzazione. A volte sono stati necessari anche decenni per ottenere, permessi, autorizzazioni, e tonnellate di carte e documenti. Negli ultimi 50 anni lui stesso disse che progettò 60 opere, 37 delle quali non sono state realizzate per impedimenti burocratici. Lo stesso Floating piers ha avuto origine come progetto nel 1970, e doveva essere realizzato in Argentina, ma non furono concessi i permessi necessari. Poi fu la volta del Giappone ed anche lì nessun esito, finchè è stato possibile nel 2016 realizzarlo sul lago d’Iseo. Per installarlo ci vollero ventitre mesi; una ditta canadese ha studiato e realizzato migliaia di cubi di plastica galleggiante uniti tra loro da milioni di viti e ricoperti dal tessuto giallo ignifugo. Per ognuna di queste opere Christo ha conservato minuziosamente ogni singolo foglietto, appunto, fotografia e documentazione, tanto che ogni opera è rappresentata da un’intera enciclopedia di documenti. Ogni opera ha richiesto l’intervento anche di migliaia di persone, tra tecnici, operai ecc. I costi sono sempre stati esorbitanti, ma Christo e’ sempre riuscito ad autofinanzarsi, grazie a sponsors e alla vendita dei progetti ma soprattutto grazie ad una tenacia fuori dal comune e grazie alla moglie Jeanne-Claude. Per sua volontà l’opera che riguarderà l’Arc de Thriomphe a Parigi, sarà realizzata l’anno prossimo, essendo giunto a compimento sia il progetto che l’iter burocratico. Un caro saluto a tutti, Alfredo.

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