SMARTART N. 41 – FINE DEL MEDIOEVO, LA STRADA DELL’ARTE SI DIVIDE –

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SMARTART N. 41 – FINE DEL MEDIOEVO, LA STRADA DELL’ARTE SI DIVIDE –

SMARTART N. 41 – FINE DEL MEDIOEVO, LA STRADA DELL’ARTE SI DIVIDE –

Buongiorno a tutti. Abbiamo analizzato nei due post precedenti i due aspetti fondamentali dell’arte del ‘300, che hanno sancito il punto di rottura con la tradizione bizantina. Ma se nel caso del fiorentino Giotto, la frattura che si venne a creare con la tradizione fu netta, nel secondo caso, quella del senese Simone Martini, fu meno evidente. Giotto sarà il precursore dell’arte propriamente italiana, mentre Simone Martini sarà uno dei principali artefici del cosiddetto gotico internazionale. Riassumendo, facendo magari storcere il naso a qualche purista, ma che rende il concetto, potremmo dire che il primo rivolge l’attenzione alla realtà, il secondo alla decorazione. Quindi ricerca della resa tridimensionale per dare maggior realismo e verità alla pittura, mediante utilizzo di chiaroscuro e prospettive per ciò che concerne Giotto (ricordo che si parla di prospettiva basata sull’intuizione, e non su schemi geometrici che sarà una scoperta solamente del secolo successivo), mentre Per Simone Martini ed il gotico internazionale, il metodo espressivo sarà affidato alla linea. Cos’è la linea? La linea e’ il segno di contorno che il disegnatore traccia per delineare (appunto) la forma. Un uomo o un volto disegnato da un bambino, sarà sempre affidato alla linea. Il chiaroscuro invece e’ il sistema utilizzato per dare corpo ad oggetti senza utilizzo della linea, sempre attraverso i giochi di luce e d’ombra.
La scuola italiana, quindi e’ quella che partendo da Giotto porterà al Rinascimento. Ma non in maniera diretta e rapida. Sostanzialmente Giotto influenzerà la sua città, vale a dire Firenze e le città dove lavorò, come ad esempio Padova, mentre già a Siena e nel resto d’Italia, sebbene le sue scoperte fossero seguite, come nel caso di Martini o dai fratelli Lorenzetti, il gusto dominante rimase sempre orientato verso il gotico internazionale.
Il gotico internazionale o tardo gotico o gotico fiorito come è stato chiamato, si diffonderà ulteriormente anche in Italia per tutta la seconda metà del Trecento per arrivare in certi casi fino ad oltre la metà del Quattrocento, mentre in Europa arriverà alle soglie del ‘500. Ma il seme delle novità anticipate da Giotto, fu solo rimandato, la scuola Italiana a partire dal ‘400 avrà importanza decisiva non solo per l’Italia, ma per tutto il mondo occidentale. Come mai la scuola italiana, impiego’ tanto tempo ad affermarsi a livello nazionale ed internazionale?
Come sempre, le ragioni sono storiche. Il gotico incarnava perfettamente il gusto del tempo, in quanto l’Europa feudale del finire del medioevo, con le sue corti, i suoi castelli, amava quell’arte aulica che incantava con la sua estetica lirica da fiaba, con tutti quegli intrecci virtuosi di linee curve che inducevano a sentimenti cavallereschi e di amor cortese. Con quei colori sgargianti in cui gli stemmi araldici, simboli dei vari signori, si mescolavano ai decori come negli antichi testi miniati.
In contrapposizione, invece, la Firenze di fine Duecento e della prima metà del Trecento era la città più ricca d’Europa, grazie ai suoi mercanti, ai suoi banchieri, ai suoi conciatori e quindi alla sua borghesia. Una ricchissima borghesia che non si identificava con un tipo di arte celebrativa di valori antiquati, ma vicina invece ad un’arte concreta che Giotto seppe interpretare. Poi, nel 1348, scoppiò la peste nera, partendo da Costantinopoli, arrivo’ al porto di Messina con una nave da carico e devastò prima l’Italia poi l’intera Europa per anni. Si calcola che Firenze che contava una popolazione di circa 100.000 abitanti all’inizio del Trecento, arrivò ad averne 20.000 nella seconda metà del secolo. Intere generazioni furono spazzate via e così il mondo conobbe una delle più grandi catastrofi della sua storia. Naturalmente tutto si arrestò, moltissimi pittori, poeti, signori e, naturalmente, povera gente perirono in quegli anni. Le innovazioni portate da Giotto quindi ebbero un lungo periodo di stasi, a favore del gotico internazionale. Ma il gotico della seconda metà del Trecento che si diffuse in Italia, fu in ogni caso differente da quello che si sviluppò in Europa, in quanto influenzato dalla scuola Italiana di Giotto. Sicuramente Gentile da Fabriano (1370 – 1427) e’ stato uno dei più interessanti artisti di questo periodo: se noi analizziamo il dipinto che ho postato, un’adorazione dei magi, ci rendiamo conto di quanto la ricchezza decorativa dei tessuti sia preponderante rispetto all’accenno prospettico riscontrabile nella volta sulla sinistra, nella mangiatoia e nello scranno della Madonna. Ci rendiamo conto del chiaroscuro appena accennato nei volti e negli animali e quanto invece i contorni che delimitano le figure, la linea, sia il leitmotiv dell’opera. Cogliamo inoltre in pieno il carattere gentile e cavalleresco che aleggia come sentimento dominante, rispetto a quello che un Giotto avrebbe donato all’opera, che probabilmente sarebbe stato più di adorante trasporto e meno celebrativo di questo. Vorrei aggiungere qualche cenno su un altro artista, uno degli ultimi tardo-gotici italiani, Pisanello (1395 – 1455), un anacronista, nel senso che continuò imperterrito uno stile che in Italia era ormai giunto a conclusione, non interessato alle nuove soluzioni rinascimentali apportate dagli artisti fiorentini del Quattrocento, ma che e’ da ricordare per un particolare e nuovo tipo di ritratto: prendendo spunto dalle effigi delle monete romane, inventò il ritratto all’italiana, cioè il primo piano di profilo, in contrapposizione a quello fiammingo di trequarti. Ho postato un paio di suoi celebri ritratti che furono da spunto per pittori anche nei secoli successivi: la principessa Ginevra d’Este e il marchese di Ferrara e Signore di Modena e Reggio, Lionello d’Este.
Vorrei concludere questo post con una considerazione ed una riflessione; molti artisti di questo periodo, a cavallo col rinascimento, rimangono su una linea di confine che non e’ facile distinguere, molti non sono da considerare pienamente gotici o giotteschi o rinascimentali, spesso sono un po’ di tutto. In molti artisti gotici, si scorge l’osservazione razionale e realistica giottesca, magari soltanto in alcuni particolari e non come visione di insieme, che denota comunque un non rifiuto per la nuova corrente italiana che porterà al Rinascimento. Viceversa rimangono elementi gotici anche in artisti che sono tradizionalmente considerati totalmente rinascimentali, come ad esempio nel grandissimo Botticelli. Al di là delle collocazioni stilistiche la riflessione che voglio fare è un’altra: gli artisti, negli ultimi 1000 anni, hanno percorso una strada rettilinea senza nessuna interruzione o deviazione, poi, alla fine del medioevo, davanti a loro la strada improvvisamente si divide in due: la prima si dirige lungo il percorso indicato da Giotto verso la scuola italiana, verso la razionalità e la concretezza, in altre parole verso una imitazione della natura, l’altra, invece, lungo il percorso indicato da Simone Martini, verso il gotico internazionale, più anarchico e meno soggetto ad imposizioni e regole, in altre parole verso un mondo fantastico. Quale strada scegliere? Nasce proprio nel ‘300 il grande dilemma che da quel momento in poi accompagnerà l’arte almeno fino alle soglie del ventesimo secolo.
Un caro saluto a tutti, Alfredo

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