SmartArt N. 44 – La prospettiva lineare –

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SmartArt N. 44 – La prospettiva lineare –

Buongiorno a tutti. Una delle più importanti novità dei primi decenni del 400, che sarà anche un elemento discriminante tra l’arte medievale e quella rinascimentale, è costituita dalla scoperta della prospettiva, che caratterizzerà anche i secoli futuri, fino verso la fine dell’Ottocento, periodo in cui, gli artisti tenderanno a stravolgere tutte le regole. Sappiamo che Giotto, i fratelli Lorenzetti ed altri, nel Trecento adottarono una forma empirica, intuitiva di questo elemento, che invece fu frutto di ricerca metodica da parte del fiorentino Brunelleschi, che intorno al 1420 ne scoprì le regole di base e che fu poi teorizzata dall’architetto Leon Battista Alberti intorno al 1435. Cos’è la prospettiva? E’ un sistema di calcolo geometrico avente come fine la trasposizione su tela, su carta, o su qualsiasi piano bidimensionale, della terza dimensione, vale a dire della profondità. Non è l’unico sistema, in quanto l’adozione del chiaro-scuro, cioè di un corretto sistema di ombreggiature poteva dare l’illusione di volume ai corpi, ma non una reale e corretta gestione dello spazio. Brunelleschi ebbe la grandissima intuizione che bisognava partire dall’assunzione del punto di vista. Osserviamo la foto che ho postato relativa ai binari del treno. Da questa immagine deduciamo che il punto di vista dell’occhio che osserva è posto all’altezza di una persona in mezzo ai binari. Ci rendiamo immediatamente conto che quello che vediamo costituisce un paradosso. Vediamo chiaramente come le due rette relative ai binari del treno, tendano ad avvicinarsi tra di loro fino a convergere in un punto. Lo stesso effetto ottico lo avremo se ci poniamo di fronte ad una strada, o ad un viale alberato. Gli oggetti tendono progressivamente a rimpicciolirsi ed i bordi paralleli ad unirsi sulla linea dell’orizzonte. Quelli al di sotto dell’orizzonte tendono a sollevarsi, mentre quelli al di sopra ad abbassarsi, fino a trovare un unico punto d’incontro. Questo in realtà non avviene mai, e’ un autentico inganno del nostro occhio, però, poi, il cervello elabora ed interpreta in maniera corretta. Da specificare, l’orizzonte non è quello terrestre, ma quello relativo all’altezza del nostro sguardo, cioè il nostro punto di vista. Dalla foto con i binari, vediamo che anche quelli vicini, prolungandosi arrivano a convergere nello stesso punto. Allo stesso modo anche il prolungamento del muretto basso sulla sinistra, le basi ed i tetti degli edifici, le file delle finestre. Il punto dal quale partono tutte le semirette che servono a delineare tutti i lati paralleli al punto di vista, si chiama punto di fuga. Nella fotografia, ho evidenziato il punto di fuga ed il prolungamento di tutti i bordi paralleli degli edifici. Brunelleschi si accorse delle incongruenze tra ciò che è nella realtà e quello che invece ci appare, ed intuì che per rappresentare correttamente la realtà a tre dimensioni, doveva riprodurre sul piano bidimensionale, non la realtà fisica ed oggettiva, ma la realtà come la percepisce il nostro occhio. Arrivò quindi ad elaborare la regola di base della prospettiva centrale: noi avremo nella maggior parte dei casi solamente la visione di due lati degli oggetti, uno parallelo e l’altro perpendicolare al punto di vista. I lati paralleli, saranno rappresentati in diagonale e convergenti in un unico punto, quelli perpendicolari saranno sempre rappresentati equidistanti tra loro come nella realtà. Se noi, ad esempio ,ci poniamo in mezzo ad una qualsiasi via o strada rettilinea di una qualsiasi città, delimitata da edifici, da strade che la incrociano ed automobili parcheggiate ai bordi , tutti i lati paralleli alla strada, compresi quelli che delimitano le auto, seguiranno la regola descritta, mentre tutti i lati perpendicolari, si mantengono lineari ed equidistanti tra loro. Poniamo che una delle auto parcheggiate ai bordi, sia parcheggiata male, un po’ di traverso. Chiaramente per questa non si può utilizzare il punto di fuga che abbiamo creato, ma bisogna crearne altri due. Uno per il lato che a questo punto non e’ più parallelo alla strada e un’altro per il lato che non e’ piu’ perpendicolare; questo nuovo schema presuppone punti di fuga laterali ed avremo una prospettiva accidentale. Teoricamente possiamo avere infiniti punti di fuga. Inoltre noi potremmo trovarci al quarto piano di un edificio e osservando la strada avremo una visuale dall’alto, oppure potremmo trovarci a terra ed osservare verso l’alto. In questi casi la maggior parte degli oggetti si troverà sotto o sopra la linea d’orizzonte. Valgono le regole citate, con alcune variazioni sulle quali non voglio dilungarmi. Tutte le proiezioni ortogonali ed il disegno tecnico, partono da questi principi di base. Naturalmente la prospettiva risulta esaltata in presenza di elementi architettonici ed il Rinascimento è caratterizzato da una sterminata collezione di ambientazioni classiche sia dell’antichità sia contemporanee. La prospettiva lineare, non è l’unico sistema a darci l’illusione della terza dimensione, la rappresentazione prospettica, include la consapevolezza che, a causa della distanza, i colori si sfumano e le forme si sfuocano in virtù del filtro dell’aria e delle differenti condizioni atmosferiche. Fu a partire da Leonardo, che si iniziò a considerare questi elementi, che fino ad allora non erano mai stati rappresentati. Perche’ non furono mai rappresentati? Semplicemente perchè per tutto il medioevo l’arte era simbolica e non aveva necessità di guardare alla realtà. Le nuove concezioni rinascimentali, quelle che pongono l’uomo al centro della realtà quotidiana, suggeriscono a Brunelleschi una nuova concezione della rappresentazione dello spazio e del tempo, non piu’ uno spazio indefinito ma solo quello che rientra nel campo visivo dell’occhio umano e dal punto di vista esclusivo di quest’ultimo; non più un tempo eterno come quello greco o indefinibile come quello gotico, ma l’istante stesso della rappresentazione, il qui e ora. Queste scoperte fecero del Rinascimento italiano, il punto piu’ alto della cultura occidentale del tempo; a partire dal Cinquecento il resto d’Europa abbandonò gradualmente il gotico internazionale per adottare le nuove scoperte italiane. Solamente l’arte fiamminga poteva rivaleggiare in parte e sotto differenti aspetti, con l’arte italiana e gli scambi culturali tra queste due differenti scuole influenzò e contribuì alla crescita di entrambe. Ne parleremo in seguito dopo aver meglio illustrato il Rinascimento italiano. Un caro saluto a tutti, Alfredo

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