SmartArt n. 45 – il primo Rinascimento ed il genio di Filippo Brunelleschi
Buongiorno a tutti. La nascita del Rinascimento si pone, convenzionalmente, in una data e in un luogo precisi, il 1401, anno in cui fu bandito un concorso a Firenze per la decorazione di una porta di bronzo del Battistero antistante il Duomo, avente come tema l’episodio biblico relativo al sacrificio di Isacco. Vinse il concorso lo scultore ed architetto Lorenzo Ghiberti, mentre Filippo Brunelleschi arrivò secondo. Non ci soffermeremo su questo argomento, il progetto presentato da Ghiberti era di grande qualità ma sotto molti punti di vista ancora in stile gotico, mentre quello di Brunelleschi, che era sicuramente in anticipo sui tempi, mostrava una verità ed una drammaticità che ancora poteva “disturbare”. Il progetto di Brunelleschi, anche se non gli fece vincere il concorso, fu comunque realizzato per essere sottoposto alla giuria ed è tutt’ora conservato. Si tratta di una piccola formella in bronzo e si può considerare la prima opera d’arte in stile rinascimentale, in anticipo di quasi un secolo rispetto alla data storica ufficiale della fine del medioevo, posta come e’ noto alla data della scoperta dell’America nel 1492. In ambito artistico e culturale, invece, il medioevo termina nel 1401. Abbiamo detto che il Rinascimento è sostanzialmente la rinascita della cultura classica, lo studio dei filosofi antichi, riprese grande vigore, tra tutti Plotino, filosofo romano del III secolo. Le sue teorie (neoplatonismo) furono oggetto di studio, nella seconda metà del Quattrocento da parte di Pico della Mirandola e Marsilio Ficino, alla corte di Lorenzo il Magnifico. Questi studi avevano principalmente lo scopo di recuperare gli antichi valori che il medioevo aveva abbandonato, uno dei grandi temi neoplatonici riguardava la bellezza. Arte e bellezza che apparentemente sembrano sinonimi, in realtà non lo sono affatto, per tutto il medioevo l’arte aveva avuto altri scopi, anzi, la bellezza eccessiva rischiava di distrarre, di sviare l’attenzione dai veri temi che la Chiesa sottoponeva ai fedeli per mezzo dell’arte. Invece, il progressivo interesse di una mentalità laico-borghese, come era quella dei ricchi banchieri Fiorentini (i Medici, gli strozzi, i Pazzi, i Pitti….) si rivolgeva alla bellezza artistica in quanto, tramite essa, poteva costruire meraviglie per aumentare il proprio prestigio nei confronti delle famiglie rivali. Il concetto di bellezza, così come per gli antichi, era sinonimo non solo di perfezione, ma anche di Verità e Giustizia. Una cosa brutta non può che essere sbagliata, quindi falsa, se ne deduce che più è bella, più è corretta, quindi vera, buona e giusta. Per questi motivi le grandi famiglie fiorentine fecero a gara tra loro per costruire i palazzi, nei quali risiedevano, più belli; senza mai dimenticare la fede, fecero costruire edifici religiosi e cappelle devozionali spettacolari; questo agire, delle più importanti famiglie cittadine, fece di Firenze, poi in seguito di Roma, di Mantova, di Ferrara….le città più belle del mondo. L’architettura ebbe quindi un iniziale vantaggio sulle altre arti; fu agli architetti ed in particolare a Brunelleschi che venne chiesto di progettare nuovi edifici che rispondessero appieno alle nuove esigenze e fossero differenti da quelli del recente passato. La prima architettura rinascimentale della storia, fu progettata da lui ed è lo Spedale degli Innocenti, a Firenze, un luogo in cui potessero essere accolti i bambini (gli innocenti) abbandonati. Fu costruito grazie al lascito di una ricca famiglia. La costruzione, che richiese quasi un ventennio tra il 1417 ed il 1435, si basava su una concezione estetica capovolta, rispetto a quella dell’architettura gotica. Gli edifici gotici erano strutture in cui si aggiungeva in continuazione un elemento sull’altro, guglie, decori, stucchi, e facevano dell’eccesso la loro caratteristica principale, il vero elemento fonte di meraviglia. Brunelleschi, invece toglie, riduce all’osso e riconduce all’essenzialità estrema il proprio punto di forza. Studiando i monumenti antichi, ritorna alla forma aurea, quella della matematica, degli equilibri perfetti, delle proporzioni, delle simmetrie e dei moduli. Gli archi a tutto sesto, le colonne, tutto deve essere proporzionato secondo uno schema in cui si prende un elemento, il modulo (nel caso dello Spedale degli Innocenti, il diametro di una colonna) e tutto si organizza in base a multipli di questa unità di misura, fino a creare un equilibrio compositivo in cui nulla vi sia da aggiungere e nulla da togliere. Tutti gli edifici di Brunelleschi, rispondono a queste caratteristiche: la cappella dei Pazzi, la Sagrestia Vecchia nella chiesa di San Lorenzo, parrocchia della famiglia Medici…; tutti tendono a creare giochi prospettici perfettamente equilibrati tra loro ed una gestione dello spazio che si moltiplica, ma è sempre misurabile e razionale. L’effetto ottico di ogni edificio del Brunelleschi rasenta una perfezione che è sempre fonte di serenità e pace, potrebbe quasi passare inosservato ad un’occhio disattento, ma è proprio l’apparente semplicità a costituirne la reale forza, frutto invece di complicatissimi calcoli progettuali. Nella cappella della famiglia Pazzi, progettata da Brunelleschi, i committenti commissionarono a Donatello dei bassorilievi di forma circolare come ornamento. Brunelleschi si adirò tantissimo , in quanto questi elementi, pur eseguiti magistralmente, a suo dire fungevano da motivo di disturbo e rompevano l’equilibrio. Ma dovette, suo malgrado, accettare il volere di chi pagava. Con Donatello oltretutto era legato da grande amicizia. Non era amico invece di Ghiberti; quando gli fu assegnato l’incarico di costruire la cupola per il Duomo di Firenze, fu obbligato ad una collaborazione con lui, visto che Ghiberti era tenuto in grandissima considerazione dalla cittadinanza fiorentina. Il progetto andava a Brunelleschi e la consulenza a Ghiberti. Ad un certo momento dei lavori, Brunelleschi si diede per malato, e lasciò a Ghiberti tutta la responsabilità. Questi, non conosceva i progetti del collega e non aveva la più pallida idea di come continuare i lavori. Tutto si bloccò e, quando Dio volle, Brunelleschi si ripresentò, a condizione però che Ghiberti fosse allontanato. Questo è quanto di fatto avvenne anche se ufficialmente Ghiberti, per salvare la faccia, mantenne il suo incarico a tre fiorini annui, contro i 100 di Brunelleschi e, di tanto in tanto, faceva una puntatina in cantiere. Forse, Brunelleschi non aveva mai accettato di essere arrivato secondo dietro a Ghiberti nel concorso del 1401. Brunelleschi costituisce una figura tra le più importanti in assoluto nella storia dell’arte, oltre che per la novità delle opere, e, come abbiamo detto, per l’invenzione della prospettiva lineare, con lui si capisce che un’opera d’arte e’ prima di tutto uno studio frutto di un procedimento mentale che deve tenere conto di tutte le variabili possibili. E’ stato il primo architetto della storia il cui progetto, studiato e disegnato nei minimi particolari, assume primaria importanza rispetto alla sua realizzazione. Con lui, il disegno diventa un nuovo protagonista nella storia dell’arte. Grazie al disegno, frutto di molteplici ripensamenti e correzioni, ci si accorge che l’artista non e’ più un semplice ed umile artigiano ma il suo e’ un lavoro complesso, basato su studi e ricerche molto elaborati. Il disegno, soprattutto dopo la scoperta della prospettiva, sarà alla base della realizzazione della maggior parte delle opere d’arte in tutti gli ambiti artistici. Rimanendo a Brunelleschi, la sua opera più conosciuta, la cupola del duomo di Firenze, la più grande mai realizzata fino a quel momento, e’ frutto proprio di progetti minuziosi, calcoli complicatissimi ed elaborate distribuzioni di pesi, dovuti ad equilibri giocati sulla sua forma a sesto acuto. Ancora oggi rimangono senza risposta molti interrogativi riguardanti la realizzazione di quest’opera, non sappiamo ancora come con quali tecniche e quali attrezzature e macchine sia riuscito in quell’impresa formidabile, visto che tutti i progetti di realizzazione, sono andati perduti. Brunelleschi è decisamente la figura cardine del primo Rinascimento, gli altri due grandi protagonisti di questo periodo, Donatello e Masaccio, devono gran parte della loro fama alle sue scoperte. Ne parleremo nel prossimo appuntamento. Un caro saluto a tutti, Alfredo