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SMARTART N. 52 ANDREA MANTEGNA E LE SUE INNOVATIVE PROSPETTIVE

Buongiorno a tutti. Andrea Mantegna (1431- 1506) e’ stato uno dei più importanti artisti del Quattrocento; padovano d’origine, ha contribuito ha diffondere la cultura rinascimentale a Venezia, che, fino a quel momento rimaneva ancorata ad un tipo di arte tardo gotica. Fin dalle sue prime opere, gli affreschi della cappella Ovetari a Padova (distrutti nel 1944 a causa dei bombardamenti) si evince la sua grande predilezione per un tipo di prospettiva del tutto personale, prevalentemente dal basso, non solamente per dare una dimensione tridimensionale alla rappresentazione, ma per dilatare lo spazio architettonico e creare un’illusione del tutto particolare, quell’effetto chiamato “trompe l’oeil”. Un esempio mirabile di questa illusione la possiamo trovare negli affreschi della “camera degli sposi” di palazzo ducale a Mantova. Questo tipo di scorcio dal basso sarà in futuro largamente utilizzato con effetti particolarissimi durante il Manierismo ed il Barocco, per esempio da Correggio e Paolo Veronese. Mantegna, come tutti gli artisti rinascimentali, era molto colto ed i suoi dipinti sono ricchissimi di riferimenti ed allegorie, nei quali mito e storia, assumono importanza fondamentale. Sicuramente venne a contatto con la pittura fiamminga, infatti, ad esempio, il dipinto dedicato a San Sebastiano e’ ricchissimo di particolari paesaggistici. In questo dipinto notiamo anche la grande attenzione per i dettagli anatomici, descritti in maniera scientifica, molto distante dalla concezione di Botticelli, per descrivere una realtà ed una verità tipicamente di concezione umanistica. Anche il recupero delle architetture storiche romane fa parte di una caratteristica tipica rinascimentale e del Mantegna in particolare, si tratta di resti, la cui funzione non e’ solamente quella di definire uno spazio prospettico, ma anche quella di elaborare concetti tipici rinascimentali e neoplatonici, nei quali la storia (l’antichità romana) rappresenta una delle grandi fonti del sapere da cui attingere. La storia, una volta scritta, rimane scolpita nel tempo a futura memoria ed insegnamento. Per questo motivo le opere di Mantegna sono ricche di resti antichi, per sottolineare l’importanza del grande insegnamento che ci viene dal passato antico, fonte suprema di sapere da cui bisogna ripartire, dogma essenziale del Rinascimento. Forse, il dipinto più famoso dell’artista e’ il “Cristo morto”, una tempera su tela del 1480 di piccole dimensioni, cm. 68 x 81, conservato a Milano al museo di Brera. Si tratta di un’opera dove il punto di fuga prospettico e’ posto molto in alto tanto da rappresentare un’assoluta novità in una rappresentazione religiosa. Forse, ed e’ una mia supposizione, Mantegna e’ stato influenzato dalla visione di un particolare dipinto di Paolo Uccello in cui in una scena di battaglia, alcune figure di soldati morti, erano rappresentati secondo un analogo tipo di scorcio prospettico. In questo caso però, la figura del Cristo, visto di scorcio, rappresenta il soggetto del dipinto mentre nella scena di Paolo Uccello rappresentavano figure marginali. Questo e’ un dipinto che e’ diventato iconico della storia dell’arte ed e’ associato ad un’altra immagine altrettanto iconica della storia della fotografia del secolo scorso, quella che ritrae Che Guevara morto dopo la sua cattura. I buchi dei chiodi nei piedi e nelle mani, il livore delle carni, conferiscono al dipinto una carica di realismo ed un impatto emotivo difficilmente riscontrabili fino ad allora in immagini di questo tipo. Ma, a ben guardare, in quest’opera, sono presenti alcuni errori, che non sono da attribuire a sbagli dell’artista, ma ad una scelta voluta per rendere l’immagine una più comprensibile. Noi oggi siamo consapevoli, grazie alla fotografia, che un tipo di inquadratura di questo genere metterebbe in grande evidenza soprattutto i piedi e le gambe, che avrebbero dovuto apparire molto più grandi rispetto alla testa. Anche le braccia sono rappresentate troppo lunghe, ma Mantegna sapeva che una rappresentazione più realistica non sarebbe stata compresa dagli sguardi dell’epoca. Questo dipinto, in ogni caso, non fu molto apprezzato nel Quattrocento, infatti risultò inventariato tra i beni di proprietà dell’artista al momento della morte nel 1506. Probabilmente, l’opera, fu rifiutata dal committente ed il pittore non riuscì a trovare mai un acquirente nonostante la fama rinomato artista. Destino tipico delle opere rivoluzionarie di ogni epoca storica. Un caro saluto a tutti, Alfredo.

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