SMARTART N. 53 – LA SINTESI DI ANTONELLO DA MESSINA

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SMARTART N. 53 – LA SINTESI DI ANTONELLO DA MESSINA

Nell’arco del Quattrocento, la novità dell’arte rinascimentale fiorentina si diffuse in tutta la penisola, incontrandosi con le diverse tradizioni esistenti, in particolar modo con la pittura fiamminga. Antonello da Messina (1430-1479), e’ certamente il pittore più rappresentativo dell’Italia meridionale, un’area in cui la cultura rinascimentale non attecchì in maniera evidente ed Antonello rimase un caso pressochè isolato, senza seguaci al sud Italia. Viaggiò tantissimo ed elaborò una sintesi artistica tra le più compiute tra arte italiana e arte fiamminga, ponendo l’accento sulla razionalità della prima ed una grande attenzione per luce e dettaglio della seconda. Vediamo come la figura della Vergine, in uno dei suoi dipinti più illustri, l”Annunciata”, sia immersa in uno spazio uniforme monocromo ed essenziale come nella tradizione antica, ma allo stesso tempo la luce che si irradia dall’alto non sia uniforme ed astratta, ma reale e concreta, donando grande verità al velo ed all’incarnato. Noi riusciamo a percepire una figura reale, che occupa uno spazio reale; contribuisce a questa sensazione la perfetta rappresentazione prospettica del leggio, esaltato sempre da quel tipo di luce realistica proveniente dall’alto. Questo dipinto e’ uno dei capolavori senza tempo della storia dell’arte. Pochi elementi, apparentemente trascurabili, sono alla base della perfetta armonia dell’opera: lo schema triangolare sottolineato dalla forma del velo, che suggerisce una divisione simmetrica e si rafforza nell’angolo del tavolino sul quale e’ posto il leggio. Secondo la tradizione, Antonello fu il primo artista italiano ad introdurre la pittura ad olio in Italia e fu anche il primo a proporre una ritrattistica posizionata di tre quarti, elementi appresi dalla cultura fiamminga; vediamo, a tal proposito, la meravigliosa Madonna Salting, in cui la grandissima attenzione per i dettagli dell’abito e della corona sono chiaramente di ispirazione fiamminga. Lo stesso possiamo dire per il “San Gerolamo nello studio”, una piccola tavola eseguita ad olio ora conservata alla National Gallery di Londra, in cui il naturalismo fiammingo appare altrettanto evidente nei mille dettagli dell’apparente casualità degli oggetti che nascondono un’infinità di significati simbolici. Tutto e’ inserito in una sapiente costruzione prospettica che racchiude la scena in stile rinascimentale, la luce e’ frontale e gioca sapienti effetti d’ombra. La figura del santo e’ rappresentato senza aureola e ci appare nella veste di uno studioso intento alla lettura, a dimostrare l’importanza della cultura umanistica. Come sempre, in Antonello, questa immagine è concepita secondo uno schema simmetrico. Come simmetrico e’ l’ultimo dipinto che analizziamo, il San Sebastiano, che racchiude tutta la sua poetica; fu probabilmente l’ultima opera eseguita dal maestro nel 1479, l’anno della sua morte ed e’ un olio su tavola conservato in un museo di Dresda. Lo scorcio e’ dal basso e sicuramente Andrea Mantegna ne avrà tratto ispirazione, due anni più tardi, nella realizzazione del suo “San Sebastiano”. Tuttavia le differenze sono molte rispetto a quello eseguito dall’artista padovano, a partire dalla raffigurazione del santo che in Antonello risulta meno descrittiva nella rappresentazione dei dettagli muscolari, più alla maniera di Piero della Francesca. E proprio alla maniera di Piero, vediamo come in questo dipinto tutto sia fortemente espresso secondo forme geometriche tondeggianti, dal cilindro che domina la parte centrale del quadro, riscontrabile anche nella figura del santo, nel tronco, nelle braccia,nelle gambe, e perfino nel volto, fino all’albero al quale e’ legato ed al particolare della colonna in basso. Forme allungate e cilindriche si riscontano nelle figure circostanti e nelle torri. La prospettiva magistrale delle architetture e del pavimento invece e’ elaborata seguendo ritmi angolari e quadrati o rettangolari. Tutta questa sequenza di piani geometrici e’ studiata secondo schemi proporzionali che conferiscono un perfetto equilibrio formale secondo schemi tipici rinascimentali. La luce in quest’opera risulta mediata in un connubio tra luce diffusa e luce radente, creando effetti monumentali ed eterni ma allo stesso tempo, di morbida dolcezza.

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