Leonardo da Vinci (1452-1519) è considerato il genio per eccellenza del Rinascimento e la sua figura si e’ trasformata quasi in un mito. Pur essendo, come lui stesso scrisse, “omo senza lettere” privo cioè di quella cultura letteraria che allora era la “cultura”, fu animato da un’inesauribile sete di sapere, che lo portò a valorizzare a livello massimo l’esperienza, unica strada per arrivare alla conoscenza della realtà. Applicò il metodo sperimentale in ogni campo, ma limitandoci esclusivamente all’ambito artistico, bisogna ammettere che gli esiti della sua sperimentazione non furono sempre positivi, in quanto non si limitò a sperimentazioni di tipo stilistico, ma anche di tipo tecnico e queste più di una volta si rivelarono disastrose. Famoso purtroppo è l’affresco commissionato per il Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio di Firenze, la battaglia di Anghiari, che andò sciogliendosi ancora in fase di esecuzione. Oppure il Cenacolo per il refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano, che già un decennio dopo il compimento, cominciò a dare segni di deterioramento. Per questo motivo e per la famosa lentezza nell’esecuzione o addirittura per l’abitudine di non portare a termine i lavori commissionati, a causa degli infiniti interessi in ogni altro ambito del sapere, Leonardo era considerato dai suoi contemporanei, inaffidabile, soprattutto da parte di Lorenzo il Magnifico. Egli riconosceva il suo genio ma detestava la sua disinvoltura nel tergiversare riguardo agli impegni che si prendeva. Questa fama lo accompagnò anche a Roma, presso la corte papale ed infatti non trovò appoggio da parte del Papa per le commissioni riguardanti la Basilica di San Pietro. Sono pochissime le opere pittoriche sicuramente attribuibili a Leonardo, non più di una quindicina, mentre ci sono pervenuti un’infinità di disegni di ogni genere, soprattutto di carattere scientifico, ordinati nel codice Atlantico, raccolti e “archiviati” dal suo più celebre collaboratore ed allievo Francesco Melzi, che accompagnò Leonardo anche nel suo soggiorno in Francia presso la corte di Francesco I nei suoi ultimi anni di vita. Ma ognuno dei dipinti che conosciamo e’ un autentico capolavoro, un tesoro inestimabile ricco di soluzioni innovative che ancora oggi sconcertano. Leonardo, come detto, considera l’esperienza la madre di ogni certezza, questo e’ il principio da cui muove tutta la sua arte e la sua scienza. Non si fida di ciò che gli viene insegnato fin da ragazzo, nella bottega del Verrocchio, deve sperimentare di persona. L’indagine analitica della realtà e’ ciò che permette all’artista di conoscerla e quindi di riprodurla. La realtà è mutevole ed in movimento, la tradizionale tecnica toscana, ispirata alla solidità delle forme ed alla certezza dei contorni marcati, non e’ adatta alla ricerca di Leonardo e quindi crea un nuovo stile, decide di “sfumare” i contorni, di accostare i colori tra loro senza che questi siano separati da contorni, poi sfumandoli con tinte intermedie in modo da unirli delicatamente. Se noi osserviamo il volto della Gioconda, ci accorgiamo che la bocca e gli occhi non sono piu’ nettamente delineati come in un dipinto di Botticelli, ma soprattutto negli angoli, sono letteralmente sfumati in delicate ombreggiature. La bocca, come si evince dall’ingrandimento che ho postato, non è neppure segnata in certi punti, ed in altri e’ intuibile unicamente grazie a piccole ombreggiature. Questo particolare incantò i contemporanei ed il mito legato all’enigmatico sorriso della Gioconda, è giunto fino ai nostri tempi. Se noi osserviamo ancora l’ingrandimento, ci accorgiamo che la bocca non e’ simmetrica come in tutti i dipinti fino a quel momento, ma l’angolo a sinistra (per chi guarda) e’ leggermente più ombreggiato ed alzato rispetto a quello destro. Usò lo stesso procedimento anche per gli occhi. Questa particolare invenzione stilistica, unitamente ad un colore dell’incarnato più realistico, permette allo sguardo di osservare il respiro ed il palpitare della vita, come si espresse con meraviglia Vasari, ma soprattutto permette di cogliere la mutevolezza dell’immagine ad ogni successivo sguardo a seconda della posizione da cui si osserva. Leonardo intuiva, osservando le acque, le piante, la luce…. che la mutevolezza ed il mistero, costituiscono l’essenza della realtà, e per rappresentarla al meglio, doveva continuare nell’indagine. Un’indagine che a noi oggi appare cosa ovvia, ma a quei tempi non lo era affatto, in quanto tutto ciò che era necessario sapere era scritto nella Bibbia, e le conoscenze artistiche si apprendevano alla bottega del Maestro, oppure guardando e copiando gli antichi. Si accorse così, semplicemente guardando l’orizzonte per giorni e giorni, nelle diverse ore, che l’aria che ci avvolge, ha una consistenza, non e’ totalmente trasparente. Una consistenza che tende ad ispessirsi a distanza, celando i particolari ed i colori. Anzi, in lontananza il colore della natura tende a diventare più freddo, azzurro verde. Capì quindi cosa non funzionava correttamente nei dipinti fiamminghi, nella pittura antica e nella prospettiva lineare; per rendere la realtà in pittura esattamente come la vediamo, non bisognava aggiungere particolare su particolare, ma effettuare il procedimento inverso, cioè togliere, nascondere, in una parola: sfumare. Ecco un altro motivo per cui la Gioconda rappresenta uno dei quadri più importanti eseguiti nel corso della storia, il paesaggio alle spalle della dama tende via via a sfumarsi in lontananza e a mescolare la natura in una specie di inganno in cui non si distingue più il velo che ricopre il capo della donna dalla vegetazione alle spalle, o il cielo dalle acque che incontra all’orizzonte; tutto assume una colorazione azzurrina sempre più evanescente, senza più separazione dal cielo. Questa importantissima invenzione stilistica segnò un passo decisivo nella storia dell’arte, anche se non fu da tutti capita o accolta. Michelangelo, che naturalmente si rese conto della straordinaria invenzione di Leonardo, non ne fu toccato, in quanto la sua arte partiva da presupposti completamente differenti, anche se, probabilmente, fu influenzato da Leonardo per altri fattori di cui parleremo. Nel prossimo appuntamento continueremo ad analizzare i dipinti di Leonardo, per coglierne altri fondamentali aspetti innovativi.Mi piaceCommentaCondividi