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SMARTART N. 60 – LEONARDO – III° PARTE

 Il primo lavoro conosciuto di Leonardo e’ datato 5 agosto 1473 ed e’ un disegno di un paesaggio, la valle dell’Arno. Già in quest’opera Leonardo, ci mostra chiaramente quella che sarà la base della sua ricerca  artistica e la sua inconfondibile caratteristica.  Nel margine alto del foglio appaiono scritti a penna con la sua caratteristica calligrafia da destra verso sinistra, la data ed il luogo. Per la prima volta nella storia dell’arte il paesaggio diviene soggetto, non più utilizzato come motivo di decoro e viene descritto nelle sue caratteristiche reali, come se si trattasse di un ritratto. Il segno a penna e’ costituito, in molti punti, da semplici tratteggi interrotti e discontinui,  in controtendenza con la tradizione della linea continua che contorna  margini precisi. Questi tratteggi sempre degradanti e meno intensi verso l’orizzonte, ci mostrano un luogo vivo, vibrante, mutevole, già anticipazioni dello sfumato e della prospettiva aerea.  Leonardo ha capito per primo che il pittore deve lasciare allo spettatore qualcosa da indovinare; se i contorni non sono delineati rigidamente e si lascia la forma un po’ vaga, ogni impressione di rigidezza ed immobilità sarà evitata. Il tratteggio nel disegno ed il contorno sfumato nei dipinti, fanno confluire una forma nell’altra, lasciando sempre un margine alla nostra immaginazione oltre a rendere molto più dinamiche e vitali le opere. Per Leonardo, come per Brunelleschi qualche decennio prima, il disegno costituisce la base indispensabile per qualsiasi tipo di progetto, il mezzo principale da cui partire per un’analisi profonda della realtà. Ogni suo studio e progetto e’ sempre accompagnato da disegni illustrativi, per questo motivo Leonardo ci ha lasciato una mole sterminata di disegni, di ogni tipo. Tra questi, uno dei più famosi e’ sicuramente “l’uomo Vitruviano”. Vitruvio fu un architetto romano del I° secolo A.C. che, in un suo famoso scritto, indicò quali dovevano essere  le proporzioni perfette del corpo umano. Nel corso dei secoli a venire, tantissimi artisti cercarono di disegnare l’uomo perfetto idealizzato da Vitruvio, ma solamente Leonardo riuscì nell’intento di iscrivere la figura umana all’interno di un quadrato e di un cerchio come Vitruvio sosteneva. L’immagine è iconica ed e’ una delle più celebri della storia dell’arte, riprodotta anche in alcune monete da 1 euro. E’ un disegno del 1490, fornisce l’esempio perfetto per l’interesse di Leonardo per le proporzioni  classiche ed il suo tentativo di legare l’uomo alla natura: la perfezione del corpo umano rappresenta il microcosmo  che replica la perfezione dell’universo.

Uno dei dipinti più famosi di Leonardo e’ la Dama con L’Ermellino, del 1489-90, ritratto di Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro. L’ermellino e’ un simbolo che riconduce al Moro, in quanto egli era un membro dell’ordine dell’ermellino. Quello che colpisce in questo ritratto e’ il fondo nero monocromo che ci riporta alla mente l’Annunciata di Antonello da Messina del 1476. In effetti le analogie con questo capolavoro sono molte, a partire dalle piccole dimensioni del dipinto, l’accenno del sorriso, la luce che mette in risalto la mano e l’incarnato. In quest’opera, però, assistiamo a qualcosa di nuovo: la dama e’ ritratta non in posa, ma colta nella spontaneità di un movimento che la porta a ruotare leggermente il busto e la testa, come se la sua attenzione fosse stata catturata da un’improvvisa voce o rumore proveniente dalla sua sinistra. Quest’attimo di vita, tutto sommato molto banale, fermato per sempre nell’atto di compiersi, e’ una novità assoluta per quell’epoca, solo dopo l’invenzione della fotografia ci siamo abituati a vedere questo tipo di immagini. La meravigliosa espressione della dama, nonché la sua grazia e dolcezza, sono caratteristiche tipiche delle figure femminili di Leonardo, prima tra tutte la Vergine delle rocce, ma anche la Madonna Benois ed altre ancora  e saranno oggetto di profonda ammirazione, studio ed ispirazione da parte di Raffaello. Un’altra caratteristica tipica delle figure di Leonardo, come abbiamo visto nella Dama con l’ermellino o Sant’Anna la Vergine il Bambino e l’agnello o nella Vergine delle rocce, e’ rappresentata dalla torsione dei corpi, un particolare movimento di rotazione del busto che tende a donare vita al soggetto ritratto, cogliendo l’attimo di rappresentazione. Michelangelo fu influenzato da questo particolare movimento e moltissimi sui lavori lo testimoniano. Leonardo fu invece influenzato da Michelangelo nella monumentalità dei corpi; la perduta battaglia di Anghiari, di cui si conserva solamente un disegno di Rubens, che copiò la scena centrale del cartone preparatorio di Leonardo, e’ tutta una torsione di corpi e di giganteschi cavalli in cui l’influenza di Michelangelo appare evidente. Questo affresco e’ legato ad un famoso e curioso episodio dei primi del ‘500, che vide lavorare fianco a fianco Leonardo e Michelangelo. Furono entrambi chiamati contemporaneamente ad affrescare due pareti per la Sala del Gran Consiglio a palazzo Vecchio. A Leonardo fu assegnato il tema anzidetto, mentre Michelangelo doveva rappresentare un altro famoso episodio di storia fiorentina: la battaglia di Cascina. Ironia della sorte nessuno dei due affreschi giunse a compimento, quello di Leonardo per l’utilizzo di una tecnica sbagliata che lo fece deteriorare  quando ancora non fu terminato e quello di Michelangelo perché questi fu chiamato a Roma da Papa Giulio II. A quei tempi, poteva essere molto pericoloso declinare un invito del Papa, in particolare se il Papa si chiamava Giulio II. Nei secoli a venire si e’ cercato in tutti i modi di rintracciare i resti dei due affreschi, ma senza successo. Per non appesantire ulteriormente questo post, rimando alla settimana prossima le ultime considerazioni riguardo all’arte di Leonardo, all’individuazione del suo classico schema compositivo ed all’analisi, in particolare, di un altro dei suoi più famosi dipinti, “l’Ultima cena ”, affresco recentemente restaurato, situato presso il convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.

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