SMARTART N. 61 – LEONARDO – IV° ED ULTIMA PARTE
Se analizziamo, da un punto di vista compositivo, i dipinti di Leonardo, ci accorgiamo che molti seguono uno schema piramidale, come già abbiamo incontrato in altri artisti del Quattrocento. È uno schema di grande equilibrio, se prendiamo ad esempio la Vergine delle rocce, notiamo che la testa della Madonna costituisce il vertice della piramide, le cui diagonali scendono lungo il mantello della Vergine e proseguono lungo il corpo del Bambino da un lato e dell’angelo dall’altro. La differenza rispetto agli artisti del Quattrocento analizzatI, e’ costituita dal fatto che, dividendo in due la sezione della piramide, le due parti non sono simmetriche, ma mantengono un perfetto equilibrio, per una originale disposizione degli oggetti dipinti, delle luci e delle ombre. La Gioconda stessa segue questa struttura piramidale ed anche questa non e’ simmetrica, a partire dagli occhi, dagli angoli della bocca e dal paesaggio retrostante in cui l’altezza della linea dell’orizzonte non e’ coincidente. Come mai? Non ci si accorge che le due parti, ad esempio nei volti, non sono simmetriche, bisogna guardare molto attentamente e prestarvi attenzione. Le differenze sono lievi, ma sufficienti a creare nuovi punti di vista a seconda della posizione da cui si guarda il dipinto. Un occhio leggermente più aperto dell’altro, la diversa inclinazione di un angolo della bocca rispetto all’altro, unitamente allo sfumato, tendono a donare mistero e fascino all’opera rendendola sempre differente ogni volta che la si osserva. Rompe in parte questo schema piramidale L’ultima cena. E’ un dipinto insolito per la rappresentazione di questo evento, che non e’ mai stato raffigurato orizzontalmente in una fila disposta per la lunghezza del tavolo, in quanto sarebbe stato molto difficile rendere armonica un’immagine di questo tipo. Leonardo però vi riesce perfettamente, divide i 12 apostoli in gruppi di tre, ciascun gruppo ha una disposizione piramidale, costituita dalla figura retta del personaggio centrale di ogni gruppo e dai due ai lati aventi postura inclinata verso la figura centrale. Cristo al centro e’ anche lui rappresentato con questo schema. Al tempo stesso la rappresentazione prospettica della stanza in cui la linea di fuga centrale e’ posta a livello degli occhi di Cristo, e’ abilmente orchestrata da finestrature nonche’ travi del soffitto, i cui ideali prolungamenti portano proprio alla suddivisione dello spazio in tanti spicchi piramidali che donano un perfetto equilibrio. Anche questo dipinto coglie un attimo particolare dell’episodio, e’ una sorta di ferma-immagine, ma mentre nella Dama con l’ermellino, l’istante immortalato, era assolutamente irrilevante per la sua banalità, qui al contrario viene rappresentato il momento chiave e al tempo stesso uno dei più importanti della storia, Il momento in cui Cristo pronuncia la frase “Uno di voi mi tradirà”. II volto di ogni apostolo, colto dalla sorpresa e dall’incredulità dell’affermazione, denuncia un particolare stato d’animo differente. Purtroppo questi particolari non sono oggi facilmente riscontrabili, in quanto l’affresco, anche se ben restaurato, ha perso molto della sua originalità. Presentò un rapido degrado già a pochi anni dall’esecuzione, a causa soprattutto delle sperimentazioni di Leonardo, che cercava in tutti i modi di inventare un tipo di pittura, per gli affreschi, che gli consentisse tempi lunghi, vista la sua difficoltà a procedere velocemente, come richiedeva la pittura a fresco tradizionale. Non riuscì mai nell’intento.
Concludo quest’analisi dedicata all’arte di Leonardo con uno dei suoi ultimi disegni, il suo famoso autoritratto da vecchio. E’ il suo lavoro che più mi affascina, da sempre. Sono sempre stato rapito dalla forza, dalla profondità, ma al tempo stesso dalla leggerezza stilistica di questo incredibile lavoro, per le emozioni che mi trasmette. Questo piccolo disegno, eseguito in Francia intorno al 1515, è di proprietà della Casa reale inglese. Si tratta di una sanguigna della dimensione di un foglio da quaderno; Leonardo ha voluto rappresentare se stesso, ma con questo lavoro non ci ha donato solo il suo aspetto fisico di quel momento, ma anche il suo aspetto psicologico; credo, che più di ogni altra cosa, abbia voluto rappresentare quella che probabilmente era la sua grande pena. Questo e’ lo sguardo della saggezza, e’ lo sguardo, il volto e l’espressione dell’intelligenza, dell’uomo che sa che la fine si sta avvicinando ed in quello sguardo ed in quella espressione e’ racchiusa la consapevolezza che il sapere e le conoscenze a cui e’ approdato in una vita di esperienze, dovranno per forza interrompersi, quando ancora, troppo poche sono le risposte che ha trovato rispetto agli interrogativi che si e’ posto.